
- 11/06/2025
- Fadi Musa
Nel 2024, l’Italia ha confermato il suo impegno nella transizione energetica, registrando risultati incoraggianti nel settore delle rinnovabili.
Tuttavia, nonostante i progressi, il divario tra l’attuale ritmo di crescita e gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) rimane significativo.
Lo evidenzia il Report 2025 dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, che fotografa un sistema in movimento, ma ancora ostacolato da rigidità normative e lentezze burocratiche.
Il fotovoltaico si conferma il motore trainante della transizione: con 6.027 Megawatt di nuova potenza installata (+15% sul 2023), il 2024 rappresenta un anno record. Tuttavia, si nota un rallentamento della crescita percentuale, passata dal +111% nel 2023 al +15% nel 2024. A compensare, in parte, questa frenata è l’aumento della dimensione media degli impianti, segno di un crescente orientamento verso installazioni industriali e commerciali.
I dati delle regioni
Dal punto di vista territoriale, la Lombardia guida la classifica per capacità complessiva, ma la vera sorpresa è il Lazio, che passa da 322 a 1.256 MW installati in un solo anno. Il Sud Italia continua a contribuire in modo determinante con buoni risultati in Sicilia, Campania e Calabria, mentre il Nord mostra segnali di stallo, in particolare Veneto e Piemonte.
Dopo un 2023 deludente, l’eolico torna a crescere nel 2024 con 612 MW installati, segnando un +26% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il suo peso nel mix energetico nazionale è ancora marginale, soprattutto se confrontato con paesi come Germania, Spagna e Francia.
Anche in questo caso, lo sviluppo è geograficamente sbilanciato: Campania (218 MW), Puglia (131 MW) e Sicilia (166 MW) dominano la scena, mentre il Centro si muove a piccoli passi e il Nord resta quasi fermo, fatta eccezione per un lieve incremento in Liguria.
Le normative introdotte
Sul piano normativo, il 2024 ha introdotto un pacchetto di misure pensate per rilanciare gli investimenti e ampliare la base dei soggetti coinvolti nella produzione energetica rinnovabile.
La fine del Superbonus ha lasciato un segno tangibile nel segmento residenziale, dove la domanda resta viva ma frammentata. I nuovi decreti CACER, FER 2 e Agrivoltaico delineano, invece, un quadro ambizioso ma ancora complesso da attuare.
Il Decreto CACER, in vigore da gennaio 2024, rappresenta il pilastro per lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Le due misure principali – tariffa incentivante sull’energia condivisa e contributi a fondo perduto fino al 40% per impianti nei comuni sotto i 5.000 abitanti – puntano ad ampliare la platea degli attori coinvolti nella produzione energetica.
Tuttavia, l’effettiva implementazione delle CER è rallentata da barriere burocratiche, dalla necessità di coordinare più soggetti e da regole complesse che rendono difficile l’accesso.
Il Decreto FER 2, operativo da agosto 2024, ha introdotto incentivi mirati per tecnologie non convenzionali o ad alto costo operativo, tra cui eolico offshore, geotermia, solare termodinamico, fotovoltaico flottante e sistemi marini. Con una dotazione da 4,6 GW entro il 2028, il provvedimento punta a diversificare il mix tecnologico, anche se le aste competitive organizzate dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) possono creare barriere per i piccoli operatori e aumentare la selettività dell’accesso.
Il Decreto Agrivoltaico, finanziato dal PNRR, mira a promuovere impianti integrati con l’agricoltura, vincolando l’installazione a strutture sopraelevate e monitoraggi ambientali dettagliati. La doppia leva – contributo a fondo perduto fino al 40% e tariffa incentivante sull’energia prodotta – offre un forte stimolo, ma si scontra con le limitazioni imposte dal successivo Decreto Agricoltura, che introduce vincoli stringenti per gli impianti a terra, limitandone l’applicabilità su vasta scala.
La burocrazia, il principale ostacolo al pieno sviluppo delle rinnovabili
Nel frattempo, i colli di bottiglia autorizzativi restano il principale ostacolo strutturale: oltre 161 GW di richieste in attesa a fine 2024, bloccate da iter lunghi, norme frammentate tra Regioni e difficoltà di connessione alla rete. La mancanza di una governance chiara e coordinata tra Stato, enti locali e operatori di rete rappresenta un freno alla crescita sostenibile.
Il report del Politecnico di Milano conferma, quindi, che il sistema italiano delle rinnovabili è dinamico e in evoluzione. Ma il passo attuale non è sufficiente. Per raggiungere gli obiettivi al 2030 servirebbe un’accelerazione del 40% annuo rispetto ai volumi attuali.
Le possibili soluzioni
L’Italia ha due strade da poter percorrere: la prima, Business As Usual (BAU), prevede una prosecuzione del trend attuale che porterebbe a un progresso significativo, ma insufficiente. La seconda strada, la Renewables-Driven (REN), prevede un intervento deciso e coordinato tra governo, imprese ed istituzioni mirato a raggiungere pienamente gli obiettivi PNIEC per il 2030 attraverso semplificazione normativa, rapidità autorizzativa, una governance unitaria e una rete all’altezza.
Il fotovoltaico non può farcela da solo. L’eolico deve rafforzarsi, le tecnologie innovative devono trovare spazio e gli strumenti normativi devono diventare più accessibili ed efficaci. Soprattutto, serve una volontà politica coerente e stabile, capace di rimuovere gli ostacoli strutturali che rallentano lo sviluppo.