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Il dibattito organizzato dal World Energy Council Italia e Nazione Futura dal titolo “La transizione energetica: tra conservazione e innovazione”, presso il Centro Studi Americani, ha offerto alcuni spunti sul tema e di quanto esso sia ancora legato all’ideologia.

Cosa si è detto

I lavori sono stati introdotti da Marco Margheri, presidente WEC il quale ha posto alcune domande ai relatori: Come ricostruire un modello di transizione energetica in grado di lasciare aperta la porta sia alla conservazione, sia al progresso, tenendo fede agli accordi di Parigi? Come conciliare la conservazione dell’ambiente nell’attuale dicotomia che da spazio alle energie tradizionali che devono ridurre le emissioni di carbonio e la spinta verso le energie rinnovabili?

La transizione non è più rimandabile

Secondo Enrico Giovannini, economista ed ex ministro, direttore scientifico di ASviS: “Non sono un esperto di energia, ma un economista, uno statistico: guardando i dati cerco di capire cosa sta succedendo. Oggi c’è un’ideologia sulla transizione e quando questa si connette ai dati, si crea un problema. La crisi climatica è il più grande fallimento della storia ed in questa fase si rischia il collasso: a dirlo non io ma oltre il 60% di esperti interpellati sui rischi globali per i prossimi anni. Per questo, la transizione è un appuntamento non più rimandabile”.

Per Giovannini, infine, sicuramente risulta fondamentale disaccoppiare la crescita economica dalle emissioni di co2. Sul punto ha rilevato come molte imprese italiane che, negli ultimi anni, hanno investito sulla sostenibilità non solo sono restate competitivi ma sono anche cresciute economicamente.

Le priorità per i conservatori

Francesco Giubilei, presidente di Nazione Futura, ha posto l’attenzione sulla comunicazione legata alla transizione per la quale serve una narrazione positiva ed ha indicato le tre priorità per un “ambientalismo conservatore”: un approccio più favorevole ai ceti sociali più deboli, una maggiore attenzione verso il mondo delle PMI che non devono essere colpite dalle politiche ambientaliste e infine la non colpevolizzazione dell’uomo.

La transizione energetica è necessaria

Per Francesco Corvaro, inviato speciale del governo per il cambiamento climatico,  ribadendo l’impegno dell’Italia ha dichiarato: “La transizione energetica è necessaria a causa dell’instabilità geopolitica che impone di essere autonomi e indipendenti in campo energetico. Di fronte all’aumento della domanda di elettricità saranno necessarie una serie di infrastrutture ed il tempo a disposizione è poco.”

Rapporto tra Materie critiche e tecnologia alla base delle attuali sfide geopolitiche

A chiudere i lavori l’intervento di Giampiero Massolo, membro del board del Centro studi americani e presidente di Mundys, il quale, con riferimento alle crisi geopolitiche a cui stiamo assistendo, ha evidenziato il ruolo delle materie prime critiche, prodotte principalmente dalla Cina e della tecnologia USA entrambe fondamentali per la transazione energetica.

Chi ha partecipato

Roberto Sgalla, direttore del Centro studi americani, Marco Margheri, presidente del Wec Italia, Christopher Barnard, presidente dell’American conservation coalition, Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS, Francesco Corvaro, inviato speciale del governo per il cambiamento climatico, Francesco Giubilei, presidente Nazione Futura, Sherri Goodman, Secretary general international Military Council on climate&security, Mary Prentice, Associate professor, Helms School of government, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, Barbara Terenghi, Chair programme committee Wec e Giampiero Massolo, membro del board del Centro studi americani e presidente di Mundys.

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