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Med Wind, il più grande progetto di parco eolico offshore flottante nel Mediterraneo, sorgerà a oltre 80 km dalla costa siciliana, a largo di Trapani

Nel corso dell’evento “Med Wind: sostenibilità ambientale, comunità locali e governance partecipativa” promosso da Fondazione UniVerde, Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli e Renexia, è stato presentato uno studio di impatto ambientale che dimostra come utilizzare al meglio le potenzialità delle rinnovabili rispettando, allo stesso tempo, in maniera concreta ed eticamente sostenibile, gli ecosistemi terrestri, marini e le comunità locali interessate dai progetti.

Per il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin “L’eolico off-shore è uno dei grandi filoni di produzione, anche di elevate quantità di energia, per un Paese immerso nel Mediterraneo con aree a forte ventosità. La nostra programmazione di scenario al 2040 affida a questa tecnologia un ruolo fondamentale per rispondere alla crescente domanda di energia. Dobbiamo coniugare innovazione e sostenibilità, unendo la tutela della biodiversità con lo sviluppo delle rinnovabili”.

Per il Direttore Generale di Renexia, Riccardo Toto “È fondamentale porre delle basi solide per concretizzare un parco da 3 GW come Med Wind che assicurerà il 3% del fabbisogno energetico nazionale, evitando milioni di tonnellate di emissioni climalteranti. Oltre che su ambiente e transizione energetica, le ricadute positive si inquadrano anche dal punto di vista industriale, siamo di fronte alla possibilità di dare il via a una filiera nazionale industriale specializzata nell’eolico, rivolta anche ai mercati internazionali. La fabbrica di turbine a cui stiamo lavorando va proprio in tale direzione: creare una grande industria eolica italiana e far crescere l’occupazione”.

Cosa è emerso dallo studio di impatto ambientale

La relazione sulle indagini per l’elaborazione dello Studio di Impatto Ambientale, relativo all’installazione dei generatori eolici galleggianti dell’impianto Med Wind, è stata presentata da Silvio Greco (Vicepresidente della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli) che ha illustrato le evidenze scaturite dalla campagna di ricerca, durata circa 18 mesi, condotta nello Stretto di Sicilia.

Il tratto di mare esplorato ha mostrato ai ricercatori ambienti unici per l’abbondanza e la ricchezza di coralli, spugne e pesci, difficilmente osservabile in altri tratti del Mediterraneo. Le particolari condizioni oceanografiche dell’area permettono la crescita rigogliosa di magnifiche foreste sottomarine. Dalle ricerche è emerso un biota in larga parte mai osservato prima e alcune varietà di flora e fauna marine potrebbero rivelarsi nuove specie.

Tuttavia, in alcuni tratti di mare sono molto evidenti i segni lasciati nel corso degli anni da attività di pesca illegale che hanno aperto profonde ferite sul fondale, distruggendo e spazzando via moltissimi coralli che avevano impiegato migliaia di anni per crescere.

Identificando il posizionamento ideale dei generatori galleggianti, le turbine di Med Wind potranno essere installate in mare aperto, evitando impatti paesaggistici, in siti marini che non minacciano gli habitat e le rotte migratorie, ad ampio sfruttamento delle risorse eoliche per massimizzare le prestazioni del parco offshore che assicurerà una produzione annua di energia pulita di circa 8-9 TWh, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 3,4 milioni di famiglie, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 di circa 2,7 milioni di tonnellate all’anno.

Secondo Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde “Le transizioni ecologica e digitale sono una priorità assoluta per affrontare la crisi climatica, superare i combustibili fossili e percorrere l’obiettivo dell’indipendenza energetica per l’Italia. Proprio la diffusione, attenta e sostenibile, dell’eolico offshore può conciliare l’esigenza di costruire impianti a mare, lontano dalle coste, cogliendo l’opportunità di creare in quelle zone aree protette che favoriscano il ripopolamento e il recupero degli habitat. È importante che la realizzazione di questo impianto eolico offshore galleggiante sia stato preceduto da un’accurata validazione scientifica. Le scelte virtuose rappresentano il tassello fondamentale per percorrere la giusta transizione energetica, capace di soddisfare le necessità di resilienza e sostenibilità. Occorre dimostrare che le rinnovabili possono essere realizzate in modo da garantire sostenibilità ambientale e sociale oltre che economica”.

L’identificazione del luogo dove sorgerà l’impianto

Grazie alle preliminari indagini ambientali, condotte con il supporto della Marina Militare e con il coinvolgimento della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, unitamente alle indagini geofisiche, geotecniche e archeologiche, è stato possibile individuare l’area idonea ad ospitare l’impianto galleggiante Med Wind progettato da Renexia.

In particolare, le indagini batimetriche, eseguite con un sofisticato ecoscandaglio multifascio, hanno permesso di elaborare una dettagliata mappa tridimensionale del fondale, eseguendo le esplorazioni con un veicolo robotico subacqueo dotato di telecamere ad altissima definizione.

La mappa tridimensionale ha reso possibile pianificare, con la massima cura, il posizionamento delle turbine e garantire così la salvaguardia dell’ambiente circostante. Inoltre, grazie all’innovativa tecnologia “floating”, l’installazione delle strutture eoliche non comportano trivellazioni del fondale marino ma impiegano un sistema di ormeggi.

Secondo Tatjana Hema, Coordinatrice UNEP / MAP, Piano d’azione per il Mediterraneo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente “La regione del Mediterraneo si sta avviando verso una nuova era di energie rinnovabili per combattere il cambiamento climatico. Le energie rinnovabili marine e eoliche offshore possono avere un grande potenziale nel contribuire a questo impegno. L’UNEP/MAP sta esplorando da vicino le opportunità future per garantire che i possibili impatti negativi sull’ambiente marino e costiero siano meglio conosciuti e che le misure siano adottate in modo tempestivo per minimizzarli. Il successo dipende da politiche forti, collaborazione regionale e pratiche sostenibili”.

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