
- 08/05/2025
- Redazione
Con un discorso al parlamento spagnolo, il premier Pedro Sánchez è tornato a parlare del blackout che ha interessato la penisola iberica il 28 aprile scorso
Sánchez ha difeso l’impegno per le energie rinnovabili, che secondo lui non è solo responsabilità del governo di sinistra spagnolo, ma di un vasto “consenso globale” in Europa e nel mondo.
Continua l’impegno della Spagna sull’energia green
Il leader del governo spagnolo ha sottolineato che le energie rinnovabili aumentano la sovranità nazionale ed europea, sono più competitive e hanno permesso di ridurre i prezzi dell’elettricità nella penisola iberica negli ultimi anni, oltre a rispondere al cambiamento climatico.
“Non ci discosteremo di un solo millimetro dalla road map energetica che abbiamo pianificato a partire dal 2018”, ha dicharato Sanchez.
La Spagna, quindi, non cambierà nulla della sua strategia e continuerà a investire e a promuovere investimenti nelle infrastrutture che consentono e migliorano la transizione verso l’energia verde.
La causa non è da attribuire alle fonti rinnovabili o all’assenza del nucleare
Nel discorso Sanchez ha spiegato che “Non ci sono prove empiriche che ci dicano che l’incidente è stato causato da un eccesso di energie rinnovabili o da una mancanza di centrali nucleari in Spagna” ed ha esortato i cittadini a diffidare e non ascoltare chi attribuisce la causa del blackout a queste due cause.
“Non c’è un solo studio serio che dica che il nucleare è indispensabile in Spagna. Forse lo è in altri Paesi. Ma in Spagna il futuro è l’energia idroelettrica, solare ed eolica. Questo è ciò che dicono gli esperti, l’UE e gli investitori stranieri. Il futuro energetico della Spagna sarà verde o non lo sarà”, ha continuato il premier spagnolo.
Le rinnovabili, l’unico modo per reindustrializzare la Spagna
Sánchez ha anche spiegato che il suo modello non è frutto di una posizione ideologica ma di un puro calcolo di efficienza economica, supportato dai risultati sul campo.
“Le rinnovabili non solo sono il futuro energetico del nostro Paese, ma sono la nostra unica e migliore opzione. Sono l’unico modo per reindustrializzare la Spagna”.
Con il precedente modello del governo conservatore, ha spiegato il premier, la Spagna spendeva 42,5 miliardi di euro all’anno per importare petrolio e gas. “È il doppio di quanto spendiamo per i sussidi di disoccupazione e otto volte di più per l’istruzione. Inoltre, avevamo i prezzi dell’energia più cari d’Europa, con bollette molto più alte a causa di un modello ideologico di interesse per pochi. Questo ci ha impedito di portare investimenti stranieri. Oggi la Spagna ha l’elettricità più economica d’Europa”.