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Nonostante il suo ruolo cruciale nel sostenere miliardi di vite, il sistema alimentare globale non riesce a garantire la salute, i diritti e, in particolare, la natura

E’ quanto emerge dal rapporto pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e da Chatham House che evidenzia tre barriere sistemiche che devono essere affrontate per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

“Con il Global Biodiversity Framework, i governi si sono già impegnati a ridurre i sussidi che danneggiano la biodiversità, a ridurre l’inquinamento da nutrienti, pesticidi e sostanze chimiche pericolose e a proteggere almeno il 30% delle terre e dei mari. Eppure, nonostante questo forte slancio politico, il sistema alimentare globale rimane vulnerabile e contribuisce alla triplice crisi del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento”, ha affermato Doreen Robinson, Vicedirettrice della Divisione Ecosistemi dell’UNEP. “Sbloccare il potenziale positivo dell’agroindustria, è essenziale per raggiungere un sistema alimentare sostenibile, equo e a sostegno della salute”.

I tre blocchi da superare

Il rapporto, “Unlocking Sustainable Transition for Agribusiness”, esplora queste tre barriere e il ruolo che le organizzazioni intergovernative, le istituzioni finanziarie, il settore privato e la società civile possono svolgere per rimuoverle.

Il primo ostacolo riguarda il paradigma del cibo più economico, secondo il quale il cibo deve essere economico da produrre e da acquistare, anche se costoso per l’ambiente e la salute umana nel lungo termine (ad esempio a causa del consumo eccessivo e dell’aumento degli sprechi). Il rapporto raccomanda una maggiore regolamentazione e ricerca pubblica per premiare le pratiche sostenibili e aumentare i costi del “business as usual”.

Il secondo ostacolo riguarda la concentrazione del mercato, per cui il settore privato può essere resistente al cambiamento, alla concorrenza o all’innovazione dirompente, limitando l’agire e il reddito degli agricoltori.

Il terzo blocco concerce le dipendenze dai percorsi di investimento, che rifletteno le tendenze consolidate negli ultimi 80 anni. Queste dipendenze si concentrano sull’aumento dell’efficienza e delle vendite, aumentando al contempo la dipendenza degli agricoltori da sementi, prodotti agrochimici e piattaforme digitali controllate da grandi aziende, ma con costi significativi per l’ambiente e altri obiettivi di sviluppo sostenibile.

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Sistemi alimentari sani, qual è la strada giusta?

Secondo il rapporto è urgente riformare gli standard e la tassazione per riflettere i costi ambientali e sanitari a lungo termine. Ciò richiede la riduzione dei sussidi dannosi, l’aumento degli investimenti nella ricerca e sviluppo pubblica, requisiti di trasparenza e incentivi per la protezione del suolo sano, la riduzione delle emissioni e il passaggio a diete più sane.

Le azioni dei consumatori possono accelerare questi cambiamenti. Un numero crescente di iniziative guidate dai cittadini sta aumentando il controllo sulle pratiche agroalimentari e sulle decisioni degli investitori, spingendo per la riduzione delle emissioni nocive, dell’inquinamento del suolo e delle acque e per il miglioramento dei valori nutrizionali degli alimenti.

Ciò si tradurrebbe in macchinari agricoli e produzione chimica meno dipendenti dai combustibili fossili; cibo proveniente da paesaggi diversificati piuttosto che da monocolture; la lavorazione della carne potrebbe produrre maggiori profitti attraverso prodotti di alta qualità, a basso impatto e ad alto benessere e carni alternative di origine vegetale o coltivate

Nel complesso, il sistema alimentare può diventare meno dispendioso in termini di input e tecnologie, e più diversificato e ricco di conoscenze. 

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