
- 04/02/2025
- Redazione
Anbi: gli eventi meteo estremi, causa del cambiamento climatico, stanno rendendo i territori italiani sempre più fragili
E’ quanto rilevato dall’Osservatorio delle risorse idriche dell’Anbi che fornisce un continuo monitoraggio di quel che avviene su tutto il territorio nazionale.
Secondo l’Osservatorio, se fino a poco tempo fa Puglia e Basilicata erano rimaste accomunate dallo stesso dramma siccitoso, ora appaiono destinate a separarsi. Il Tavoliere, infatti, sembra rimanere la zona che più fatica ad uscire dal tunnel della siccità, che da mesi colpisce ampie zone del Sud Italia.
I volumi invasati nelle dighe della Capitanata, pur avendo invertito il “trend” negativo dalla metà di Dicembre scorso, sono lente a ripianare l’enorme deficit (-98,7 milioni di metri cubi rispetto al 2024), che affligge la provincia foggiana. L’incremento di circa mln. mc. 3.600.000 d’acqua, registrato la scora settimana, è ben poca cosa rispetto ad altre realtà meridionali.
La situazione nelle Regioni del Sud
In Basilicata, invece, l’incremento settimanale dei volumi invasati ammonta ad oltre 20 milioni di metri cubi, portando a 50 milioni i metri cubi affluiti in due settimane (circa il doppio di quanto accaduto in oltre un mese nella confinante Puglia), riducendo il deficit sul 2024 a mln. mc. 49,51.
Anche in Sicilia la situazione idrica dei bacini (+mln. mc. 11,33 in 15 giorni) sembra migliorare, ma casi come quello della diga di Castelvetrano, il cui invaso deve essere svuotato per timori sulla tenuta antisismica, confermano atavici e trascurati problemi infrastrutturali.
Per Francesco Vincenzi, Presidente ANBI “L’auspicio è che le nuove piogge annunciate sui terreni fortemente inariditi del Sud Italia non si trasformino in devastanti e purtroppo conosciuti nubifragi, consolidando un andamento meteo, caratterizzato da una marcata estremizzazione degli eventi atmosferici.”
Risalendo la Penisola, in Campania si registra un’ulteriore contrazione dei livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Garigliano e Sele, oggi largamente sotto le medie del periodo.
In Abruzzo, il fiume Alento registra un’altezza idrometrica superiore allo scorso anno ma inferiore alla media dell’ultimo quinquennio, mentre Pescara e Sinello sono sotto i livelli del 2024. Il manto nevoso sulla Maiella supera, in alcune stazioni di rilevamento, cm. 90, ma a Campo Imperatore è inferiore a cm. 30.
Il Lazio vede ridurre le portate di alcuni suoi importanti fiumi come Tevere ed Aniene: il primo registra ora un flusso di soli 87,79 metri cubi al secondo (la scorsa settimana era di oltre mc/s 108), inferiore di circa il 56% rispetto ai valori medi del recente quinquennio. Cresce invece il Velino, la cui portata è però ancora inferiore di circa il 40%, rispetto ai valori tipici del periodo. L’altezza idrica del lago di Albano registra oltre 60 centimetri in meno rispetto ad un anno e mezzo fa (fonte: Autorità di bacino distrettuale Appennino Centrale) mentre, nel vicino lago di Nemi, il “gap” con il 2024 è ora a cm. 23.
In Umbria crescono i livelli dei fiumi Paglia, Chiascio e Topino ed anche il lago Trasimeno guadagna 2 preziosissimi centimetri di altezza idrometrica.
Nelle Marche, da inizio d’anno, gli invasi hanno registrato un incremento di circa 2 milioni e mezzo di metri cubi nei volumi invasati. Tra i fiumi, che registrano un innalzamento dei livelli idrometrici, figurano l’Esino, il Sentino e la Nera.
Il Nord resiste ad eventi difficilmente gestibili
Se al Sud si temono le conseguenze dell’estremizzazione degli eventi atmosferici con riserve idriche, che stentano a ricostituirsi facendo presagire nuovi periodi di restrizioni nelle erogazioni d’acqua, la resilienza delle città settentrionali è stata nuovamente messa alla prova da violenti fenomeni pluviali, difficilmente gestibili come quelli avvenuti in provincia di Genova e su alcuni comuni toscani nel Massese.
Le intense piogge hanno fatto ingrossare i fiumi in maniera preoccupante come nei casi di Lamone (mc/s 32,24) in Emilia-Romagna, Vara ed Entella (cresciuto di oltre 4 metri in 14 ore) in Liguria, Sieve (portata salita da mc/s 9,69 a mc/s 101,50) in Toscana, dove l’Arno ha raggiunto il valore di mc/s 325,30 (la scorsa settimana era mc/s 52,10) ed il Serchio è cresciuto in 7 giorni da mc/s 56,10 a mc/s 461,70.
Le recenti piogge abbondanti hanno aumentato la portata del fiume Po che ora risulta superiore a quella media del periodo lungo tutta l’asta. Crescono i livelli dei grandi laghi del Nord, tutti ampiamente sopra media, con il Benaco pieno all’85%, il Verbano al 73,5%, il Lario al 52,9% ed il Sebino al 70%.
In Veneto i fiumi, che vedono aumentare i flussi in alveo, sono Livenza, Brenta, Piave e Bacchiglione; in calo è l’Adige.
Le riserve di neve al Nord sono inferiori allo scorco anno
In Lombardia, la neve presente in quota è meno della metà di quanta ve ne dovrebbe essere (parametro SWE – Snow Water Equivalent: -53%); in totale, il deficit di riserva idrica ha toccato il 32,6% sulla media storica.
In Valle d’Aosta crescono le portate della Dora Baltea come del torrente Lys. In una settimana su alcune vette si è registrato un accrescimento del manto nevoso di oltre 30 centimetri, ma il quantitativo di neve in quota resta comunque inferiore allo scorso anno.
“Il quadro, che si va consolidando per i mesi a venire – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è quello di una stagione idrica comunque complessa nelle regioni meridionali, cui si aggiungono le preoccupazioni per le sottodimensionate riserve di neve al Nord. È uno scenario, che rende evidente l’esigenza di aumentare la resilienza dei territori attraverso la realizzazione di invasi multifunzionali che, producendo energia, ricaricando la falda, trattengono l’acqua e siano infrastrutture utili al contrasto dei picchi in eccesso o carenza idrica.”