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Mario Draghi torna in Parlamento per la prima volta dalle dimissioni da presidente del Consiglio e tra le priorità per l’Italia segnala la necessità di “accelerare lo sviluppo di generazione pulita e investire estesamente nella flessibilità e nelle reti, così abilitando nuova produzione a costi più bassi di quella a gas”

L’ex premier arriva a Palazzo Madama per l’audizione sul futuro della competitività europea e per illustrare il piano “The Future of European Competitiveness”, presentato a Bruxelles lo scorso settembre.

L’intervento dell’ex premier però va molto al di là dei confini riguardanti la competitività europea, in quanto si è aggiunta un’altra categoria con cui l’Unione Europea deve fare i conti, e che risponde al nome di “sicurezza”.

L’ex Premier, nel corso del suo intervento, si è soffermato “su tre aspetti che sono diventati ancora più urgenti nei sei mesi trascorsi dalla pubblicazione del rapporto: il costo dell’energia, la regolamentazione e la politica dell’Innovazione”.

L’energia tra i temi urgenti per l’UE

Citando l’aumento del prezzo del gas, Draghi ha ricordato che nei Paesi europei i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono due o tre volte più alti degli Stati Uniti, evidenziando che “questo problema è ancora più marcato in Italia, dove i prezzi e l’energia all’ingrosso nel 2024 sono stati in media superiori dell’87% rispetto a quelli francesi, del 70% rispetto agli spagnoli, del 38% rispetto a quelli tedeschi. Anche i prezzi del gas all’ingrosso in Italia nel 2024 sono stati mediamente più alti rispetto agli altri mercati europei: nei prezzi finali ai consumatori incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate in Europa”. Nel primo semestre del 2024, continua, l’Italia risultava il secondo Paese europeo “con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici”.

Riduzione bollette per imprese e famiglie

Per il Prof. Draghi i “Costi dell’energia così alti pongono le aziende europee e italiane in particolare, in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri. È a rischio non solo la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita, si pensi ad esempio all’elevato consumo necessario per i data center. Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette per imprese e famiglie”.

Maggiore trasparenza dei mercati

Draghi sottolinea che è necessario pretendere “una maggiore trasparenza dei mercati”, perché “gran parte delle transazioni finanziarie legate al gas è concentrata in poche società finanziarie senza che vi siano forme di vigilanza su di esse paragonabili neanche lontanamente a quello che esistono su altri intermediari finanziari” e perché “anche per quanto riguarda il gas è necessario una maggiore trasparenza sui prezzi d’acquisto alla fonte”. E se “il beneficio dei più bassi costi operativi delle rinnovabili raggiungerà pienamente gli utenti finali solo tra molti anni”, una cosa è certa: “I cittadini ci stanno dicendo che sono stanchi di aspettare, la stessa decarbonizzazione è a rischio”.

Disaccoppiare il prezzo dell’energia prodotto da rinnovabili e nucleare da quello prodotto da fonte fossile senza aspettare riforme UE

Una prima possibilità per ridurre i costi dei beni energetici è il disaccoppiamento del prezzo dell’energia prodotta da gas e nucleare dal prezzo di quella prodotta con fonti fossili, come gas e carbone.

Il problema, sottolinea Draghi, è che i prezzi all’ingrosso dell’elettricità dipendono dal mix di generazione ma anche da come si forma il prezzo in Europa: “Nel 2022, pur rappresentando il gas soltanto il 20% del mix di generazione elettrica, ha determinato il prezzo complessivo dell’elettricità per più del 60% del tempo e in Italia per circa il 90% del tempo. Occorre certamente accelerare lo sviluppo di generazione pulita e investire estesamente nella flessibilità e nelle reti, ma occorre anche disaccoppiare il prezzo dell’energia prodotta dalle rinnovabili e dal nucleare da quello dell’energia di fonte fossile, e non possiamo però aspettare unicamente le riforme a livello europeo”.

Leggi anche: Rapporto Draghi: serve un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività

Semplificazione e accelerazione degli iter autorizzativi per gli impianti rinnovabili

Tra le priorità che deve affrontare l’Italia, Draghi segnala la necessità di «accelerare lo sviluppo di generazione pulita e investire estesamente nella flessibilità e nelle reti». Ma oltre a questo, in Italia essendoci tanti impianti rinnovabili in attesa di autorizzazione o di contrattualizzazione “è indispensabile semplificare e accelerare gli iter autorizzativi, e avviare rapidamente gli strumenti di sviluppo”. 

“Questo abiliterebbe nuova produzione a costi più bassi di quella a gas, che rappresenta ancora in Italia circa il 50% del mix elettrico (a fronte di meno del 15% in Spagna e di meno del 10% in Francia). Inoltre, senza aspettare una riforma europea, possiamo slegare la remunerazione rinnovabile da quella a gas, sia sui nuovi impianti che su quelli esistenti, adottando più diffusamente i Contratti per differenza (Cfd) e incoraggiando e promuovendo i Power purchasing agreement (Ppa)”.

Italia e Europa devono tirare dritto sulla strada tracciata dal Green Deal

L’ex premier sul Green Deal spiega che: “Non bisogna rinunciare alla decarbonizzazione, ma accelerare». Pur ammettendo che alcuni errori sono stati commessi, come quando sono stati fissati “obiettivi ambiziosi senza adeguare gli strumenti per far sì che quegli obiettivi fossero davvero raggiungibili”, l’ex premier invita l’Italia e l’Europa a tirare dritto sulla strada tracciata dal Green Deal per affrancarsi dai combustibili fossili e puntare sulle fonti di energia pulita. Ricorda ancora Draghi che “Se vogliamo la sovranità in campo energetico la produzione di energia non può venire dal gas, semplicemente perché noi non siamo produttori”.

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