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Dal 2027 l’ETS2 farà salire i costi di gas e carburanti: +210 € l’anno a famiglia, ma l’UE stanzia fondi per sostenere i più fragili

Dal 2027 la transizione ecologica entrerà nelle case e nei serbatoi degli italiani. L’Unione Europea estenderà infatti il sistema di scambio delle quote di emissione di CO₂ – l’ETS, già applicato a industria ed energia – anche ai settori del riscaldamento e dei trasporti su strada.

Il nuovo meccanismo, battezzato ETS2, porterà a un aumento dei prezzi di gas e carburanti, ma punta a spingere cittadini e imprese verso soluzioni più sostenibili.

Secondo le prime stime, una famiglia tipo dovrà fare i conti con un rincaro medio di circa 210 euro l’anno, tra bollette del gas e carburante per l’auto. Una cifra non drammatica in assoluto, ma che rischia di pesare in modo sproporzionato sulle fasce più fragili, proprio quelle meno in grado di investire in pompe di calore o auto elettriche.

E’ quanto emerge dal Position Paper Nuove imposte ambientali su gas e carburanti: l’impatto dell’ETS2 sui consumatori a cura del Laboratorio Ref Ricerche, dove viene riportata una prima analisi degli effetti il rincaro potrà avere sui prezzi di gas naturale, benzina e gasolio e il relativo impatto sui consumatori.

Cos’è e come funziona l’ETS2

Il principio è quello del “chi inquina paga”, già alla base del sistema ETS (Emission Trading System) attivo dal 2005. Bruxelles fissa un tetto massimo alle emissioni e distribuisce o mette all’asta permessi, ognuno dei quali corrisponde a una tonnellata di CO₂. Le aziende devono restituire ogni anno permessi pari alle proprie emissioni: chi inquina di più paga, chi riduce può vendere le proprie quote.

Con l’ETS2, questo meccanismo verrà esteso ai distributori di carburanti e ai fornitori di gas per il riscaldamento domestico. Saranno loro a dover acquistare i permessi per ogni tonnellata di CO₂ emessa, ma i costi finiranno inevitabilmente nei prezzi finali pagati dai consumatori.

Il sistema partirà in due fasi: dal 2024 al 2026 sarà solo monitoraggio, poi dal 2027 entrerà a pieno regime, con l’obbligo di restituzione annuale delle quote e una riduzione delle emissioni del 42% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.

Per evitare shock sui prezzi, Bruxelles ha previsto un meccanismo di stabilizzazione: se il prezzo della CO₂ dovesse superare determinate soglie, verranno immesse nuove quote sul mercato per calmierare i costi.

Quanto costerà a famiglie e automobilisti

Le simulazioni mostrano che per il gas naturale da riscaldamento l’impatto medio sarà di circa 83 euro in più l’anno per una famiglia con consumi medi (703 metri cubi), con picchi oltre i 120 euro in province più fredde come Mantova o Pavia.

In Veneto si registreranno gli aumenti maggiori, mentre regioni più miti come Liguria e Campania resteranno sotto i 60 euro.

Sul fronte carburanti, l’aumento stimato è dell’8-9%, pari a circa 0,14 euro al litro: una famiglia con due auto potrebbe spendere circa 130 euro in più l’anno.

In totale, dunque, 210 euro annui di spesa aggiuntiva. Non cifre astronomiche, ma sufficienti a incidere su chi già fatica a sostenere le spese energetiche.

Un fondo europeo contro le disuguaglianze

Per evitare che la misura si trasformi in un boomerang sociale, Bruxelles ha creato il Social Climate Fund, un fondo da 86 miliardi di euro complessivi tra il 2026 e il 2032. All’Italia spetteranno almeno 7 miliardi, da gestire attraverso un piano nazionale coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

Le risorse serviranno a finanziare sussidi diretti per le famiglie vulnerabili, incentivi per pompe di calore, pannelli solari, teleriscaldamento, trasporto pubblico e mobilità elettrica. L’obiettivo è trasformare il rincaro dei combustibili in un’occasione di investimento sociale e ambientale, favorendo la riqualificazione energetica delle abitazioni e la riduzione dei consumi.

Ma la sfida, avverte il Position Paper, sarà soprattutto la tempistica: se gli incentivi arriveranno in ritardo rispetto ai rincari, il rischio è di alimentare malcontento e disuguaglianze.

Una scommessa politica sulla transizione

L’ETS2 rappresenta una scommessa sulla governance europea e nazionale. Da un lato, introduce un potente segnale economico per accelerare la decarbonizzazione. Dall’altro, espone i governi al rischio di una “transizione a due velocità”: famiglie benestanti che possono investire in tecnologie pulite e fasce deboli che subiscono i rincari, scivolando nella povertà energetica.

In Italia, quasi 11 milioni di persone (il 18,9% della popolazione) sono già a rischio povertà. Per loro anche un aumento di poche decine di euro al mese può fare la differenza.

I 7 miliardi del Social Climate Fund potranno mitigare gli effetti, ma non basteranno senza una strategia strutturale: servono procedure snelle, incentivi mirati e un’efficace campagna informativa. La burocrazia – avverte il documento – rischia di vanificare i benefici e lasciare indietro proprio chi avrebbe più bisogno di aiuto.

Leggi anche: L’UE lancia una nuova strategia globale per clima ed energia

Pagare per costruire il futuro

Dal 2027, ogni bolletta del gas e ogni pieno di carburante ricorderanno che la transizione ecologica ha un prezzo. Ma, sottolineano gli esperti, si tratta di un costo necessario per evitare danni ben più gravi in futuro.

Se gestito con equilibrio, l’ETS2 potrà diventare un modello di transizione equa, capace di coniugare sostenibilità ambientale e giustizia sociale. Se invece prevarrà la logica del rincaro senza sostegno, il rischio è alimentare diffidenza e resistenze verso le politiche climatiche europee.

La vera partita si gioca ora, nelle scelte dei governi e nella capacità di spiegare ai cittadini che pagare un po’ di più oggi può significare vivere meglio domani, in un’economia più pulita, innovativa e resiliente.

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