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L’accordo rappresenta per Eni la prima fornitura a lungo termine di GNL dagli Stati Uniti ed è una tappa fondamentale nella strategia di espansione e diversificazione del portafoglio di GNL. Una parte di questi volumi contribuirà alla diversificazione delle forniture di gas in Europa

Eni e Venture Global – si legge in una nota – hanno firmato un contratto a lungo termine grazie a cui l’azienda americana fornirà gas naturale liquefatto all’azienda italiana per vent’anni, a partire dalla fine del decennio.

Eni ha fatto sapere che acquisterà 2 milioni di tonnellate all’anno dalla Fase 1 del progetto di liquefazione CP2 LNG. L’impianto di Venture Global avrà una capacità massima di produzione di 28 MTPA ed è attualmente in fase di sviluppo presso Cameron Parish, Louisiana, Stati Uniti.

L’accordo tra Eni e Venture Global si inserisce in un contesto geopolitico e commerciale ben preciso: la corsa europea alla diversificazione energetica, accelerata dall’invasione russa dell’Ucraina e dal progressivo azzeramento delle forniture via gasdotto da Mosca.

Per la stampa estera una concessione a Trump

Secondo Politico e Reuters l’accordo stipulato da Eni con l’americana Venture Global per una fornitura di gas liquefatto a lungo termine è stato visto come una concessione dell’Italia al Presidente Trump per evitare tariffe troppo alte e mantenere relazioni amichevoli.

Per alcuni esperti sottovalutato il rischio economico, l’impatto ambientale e sociale

A storcere il naso anche alcuni esperti riguardo al rischio economico, all’impatto ambientale e all’impatto sociale dell’accordo.

Calo dei prezzi e riduzione dell’offerta

Secondo Ana Maria Jaller-Makarewicz, Lead Energy Analyst Europe di IEEFA, poiché la domanda europea di gas continuerà a diminuire, l’Eni e le altre società europee che cercano accordi simili per il GNL a lungo termine potrebbero avere difficoltà a trovare acquirenti in Europa.

Jaller-Makarewicz sottolinea inoltre che il GNL potrebbe presto diventare una merce a basso prezzo e stipulare accordi a lungo termine sarebbe un rischio finanziario: “Entro il 2030 è prevista anche una carenza di forniture di GNL a livello mondiale. È probabile che, quando questa carenza si concretizzerà, il mercato risponderà con un calo dei prezzi e una riduzione dell’offerta. Le società che oggi sottoscrivono contratti di GNL a lungo termine potrebbero ritrovarsi con carichi eccessivi e non redditizi”.

Impatti ambientali sottovalutati

Del gas si parla spesso come un combustibile “di transizione”, perché meno inquinante del carbone, ma Robert W. Howarth, professore alla Cornell University e noto per il suo lavoro sui gas serra legati al metano, ha effettuato una analisi del ciclo di vita completo  (Life Cycle Assessment) sulle emissioni del  GNL esportato dagli Stati Uniti e ha scoperto che quando si considerano tutte le fasi — dall’estrazione e liquefazione, fino al trasporto e alla combustione finale — il GNL ha un’impronta di gas serra superiore del 33 % (GWP20) rispetto al carbone su un arco di 20 anni.

La difesa di Descalzi sulle attività del gruppo

L’a.d. ENI Claudio Descalzi, intervenendo alla quinta edizione del “Sustainable Future Energy Summit” organizzato da Class Cnbc Energia ha difeso le attività del gruppo sul fronte del gas, perché le sole rinnovabili non bastano. La formula è giocare su più fronti, come il Cane a sei zampe sta facendo con le sue società satellite.

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