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Una consulenza legale commissionata da ONG ambientali avverte: escludere le scie di condensazione e le emissioni non-CO₂ dai piani climatici nazionali contravviene agli obblighi dell’Accordo di Parigi

È quanto emerge da una nuova consulenza legale commissionata dalle ONG ambientaliste Transport & Environment (T&E) e Opportunity Green, che punta il dito contro le omissioni nei Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC) in vista della prossima COP30, in programma il 20 novembre in Brasile.

La relazione giuridica, redatta da un team di esperti di diritto ambientale, chiarisce che l’Accordo di Parigi impone agli Stati di includere nel proprio piano climatico nazionale tutte le emissioni dell’aviazione, non solo quelle di CO₂.

Tra queste spiccano le scie di condensazione – le linee bianche lasciate dagli aerei ad alta quota – che secondo gli scienziati contribuiscono in modo sostanziale al riscaldamento globale, a volte in misura pari o superiore alla CO₂ stessa.

“Gli scienziati lanciano l’allarme sul riscaldamento causato dalle scie di condensazione da 25 anni. Ora la consulenza legale dimostra che i Paesi devono agire per ridurle”, ha dichiarato Diane Vitry, direttrice per l’aviazione di T&E. “È ora di passare dalla carta ai fatti.”

Le scie di condensazione: un problema invisibile ma cruciale

Nonostante l’attenzione mediatica si concentri spesso sulla CO₂, le emissioni non-CO₂ – tra cui ossidi di azoto, particolato e, soprattutto, le scie di condensazione – rappresentano almeno la metà dell’impatto climatico totale dell’aviazione. Eppure, continuano a essere trascurate nei piani climatici.

La loro pericolosità deriva dall’effetto a breve termine ma intensivo che esercitano sull’atmosfera, favorendo la formazione di cirri artificiali che intrappolano il calore terrestre. Secondo uno studio citato nella consulenza, l’80% del riscaldamento da scie di condensazione nel 2019 è stato generato da meno del 3% dei voli.

La consulenza legale: tre pilastri per l’obbligo climatico

La consulenza elenca tre motivi principali per cui i Paesi sono giuridicamente vincolati a includere le emissioni non-CO₂ dell’aviazione nei propri NDC:

  1. Obiettivi di temperatura: l’Accordo di Parigi impone agli Stati di limitare il riscaldamento globale a +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Le scie di condensazione, avendo un effetto diretto sul riscaldamento, devono essere considerate in questo sforzo.

  2. Riduzione di tutti i gas serra: il trattato internazionale richiede la riduzione non solo della CO₂, ma di tutte le “forzanti climatiche”, incluse quelle dell’aviazione.

  3. Approccio precauzionale: l’Accordo invita a basare le azioni sulle migliori evidenze scientifiche disponibili. Anche con incertezze residue, l’elevato potenziale di danno richiede un’azione immediata.

“L’Aviazione ha un problema di emissioni che non può più essere ignorato”, ha commentato Carly Hicks, Chief Strategy and Impact Officer di Opportunity Green. “Tutti i Paesi hanno l’obbligo di includere l’intero impatto climatico dell’aviazione nei loro NDC, anche per rispettare il diritto internazionale.”

Una soluzione a portata di mano

Contrariamente a molte altre sfide climatiche, mitigare le scie di condensazione è possibile già oggi, con soluzioni relativamente semplici e poco costose. Studi indicano che modificare leggermente la rotta di appena l’1-2% dei voli potrebbe ridurre significativamente la formazione di scie dannose.

Un’azione simile offrirebbe benefici climatici immediati, fondamentali nella corsa contro il tempo per limitare l’aumento della temperatura globale.

Leggi anche: Aviazione: i piani di espansione sono incompatibili con gli obiettivi climatici europei

UE chiamata a dare il buon esempio

Secondo T&E, l’Unione Europea ha ora un’opportunità decisiva per mostrare leadership climatica: entro settembre 2025 deve presentare un nuovo NDC a nome di tutti gli Stati membri. Le ONG chiedono che tale documento includa, per la prima volta, le emissioni non-CO₂ dell’aviazione, comprese le scie di condensazione.

“L’Europa deve dimostrare coerenza tra le parole e i fatti,” sottolinea T&E. “È il momento di colmare questa lacuna e rafforzare l’ambizione climatica.”

Con la COP30 alle porte, la pressione cresce affinché i governi adeguino i propri piani climatici agli obblighi legali e scientifici. Le scie di condensazione, finora ignorate, si rivelano un nodo cruciale nella lotta al cambiamento climatico. Il messaggio è chiaro: non includerle significa tradire l’Accordo di Parigi.

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