
- 12/09/2025
- Simone Martino
- 0
Il Parlamento europeo ha adottato definitivamente una nuova direttiva per contrastare l’eccessivo spreco di cibo e l’impatto ambientale del settore tessile, introducendo misure vincolanti che coinvolgeranno cittadini, imprese e governi nazionali
L’obiettivo: ridurre drasticamente la quantità di rifiuti generati ogni anno nell’Unione europea, responsabilizzando l’intera filiera produttiva.
Il testo legislativo, concordato con il Consiglio dell’UE nel febbraio 2025, è passato senza votazione durante la seconda lettura parlamentare, poiché non sono stati presentati emendamenti. La legge rientra nella revisione delle direttive europee sui rifiuti proposta dalla Commissione nel luglio 2023.
Secondo i dati dell’UE, solo l’1% dei tessili a livello globale viene effettivamente riciclato in nuovi prodotti, mentre le discariche continuano a riempirsi di indumenti inutilizzati. Con oltre 12 milioni di tonnellate di rifiuti tessili generate ogni anno nell’UE, la direttiva si propone come una risposta concreta all’impatto ambientale dell’industria della moda e agli sprechi nel sistema alimentare.
La legge rappresenta un passo avanti verso un’economia più circolare e sostenibile, che punta a ridurre, riutilizzare e riciclare anziché sprecare.
Obiettivi vincolanti per lo spreco alimentare
Una delle misure principali riguarda il settore alimentare, responsabile di quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno in Europa – pari a 132 kg pro capite. La nuova direttiva impone ai Paesi membri di ridurre del 10% i rifiuti nella produzione e trasformazione alimentare e del 30% pro capite quelli derivanti da commercio al dettaglio, ristorazione e famiglie entro il 31 dicembre 2030. I risultati saranno calcolati sulla media dei dati raccolti tra il 2021 e il 2023.
Il Parlamento ha inoltre chiesto misure per incentivare la donazione degli alimenti invenduti ma ancora commestibili, obbligando gli operatori economici più influenti nel settore a facilitare queste pratiche solidali.
Moda più sostenibile: i produttori pagano
Sul fronte tessile, ogni cittadino europeo produce in media 12 kg di rifiuti di abbigliamento e calzature ogni anno. La nuova normativa introduce regimi di responsabilità estesa del produttore, secondo i quali le aziende che immettono tessili nel mercato UE dovranno coprire i costi legati alla raccolta, selezione e riciclo dei prodotti.
Questi regimi dovranno essere attivati da ciascuno Stato membro entro 30 mesi dall’entrata in vigore della direttiva, con un anno in più concesso alle microimprese per adeguarsi. Le nuove regole si applicheranno anche ai produttori che operano tramite e-commerce e indipendentemente dalla sede legale dell’azienda.
I prodotti coinvolti includono abbigliamento, accessori, cappelli, calzature, coperte, tende e biancheria da letto e da cucina. Su proposta del Parlamento, gli Stati membri potranno estendere le misure anche al settore dei materassi.
Leggi anche: Economia circolare del tessile: come cambia con la responsabilità del produttore
Un freno all’ultra-fast fashion
Una novità significativa è l’introduzione di criteri che tengono conto dell’impatto della fast fashion e ultra-fast fashion nella definizione dei contributi economici che i produttori dovranno versare. In pratica, i marchi che producono grandi quantità di abiti a basso costo e a ciclo rapido potranno essere chiamati a sostenere costi maggiori per il riciclo.
Prossimi passi
Dopo la firma ufficiale dei presidenti del Parlamento e del Consiglio, la direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. I Paesi membri avranno 20 mesi di tempo per recepire la normativa nel proprio ordinamento nazionale.