- 14/10/2025
- Simone Martino
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Il cibo è la prima ricchezza d’Italia: il Made in Italy agroalimentare vale 707 miliardi e guida crescita, export e occupazione nel Paese
Il cibo è diventato il vero tesoro dell’Italia, superando per valore ogni altro settore dell’economia nazionale.
È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti, diffusa in occasione del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti a Roma, nella suggestiva cornice del Casino dell’Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi.
Secondo i dati presentati, la filiera agroalimentare allargata – che va dai campi all’industria, fino alla ristorazione e alla grande distribuzione – vale oggi ben 707 miliardi di euro, l’equivalente di oltre venti manovre finanziarie. Un vero motore dell’economia nazionale, che impiega oltre 4 milioni di persone e si regge sull’attività quotidiana di 700mila imprese agricole.
Un’agricoltura da record in Europa
L’Italia si conferma leader in Europa per il valore aggiunto dell’agricoltura, con 42 miliardi di euro nel 2024. Ancora più significativo il dato sul valore generato per ettaro: quasi 3.000 euro, il doppio rispetto alla Francia e ben oltre i livelli della Germania. Un’efficienza che, secondo la FAO, garantisce un ritorno quadruplo per ogni euro investito in agricoltura.
Questa leadership si riflette anche nella qualità e nella biodiversità del patrimonio agroalimentare italiano: 328 prodotti Dop, Igp e Stg, 529 vini certificati e oltre 5.500 specialità alimentari tradizionali. A queste eccellenze si affianca Campagna Amica, la più vasta rete europea di mercati agricoli a chilometro zero. L’Italia detiene anche il primato continentale per il biologico, con 84mila aziende agricole certificate.
Una gestione agricola del territorio
Con 12,5 milioni di ettari coltivati, pari al 42% del territorio nazionale, quasi metà dell’Italia è direttamente gestita da agricoltori. Un presidio del territorio che è anche garanzia di tutela ambientale e sostenibilità.
Export in crescita: +6% nei primi sette mesi del 2025
L’agroalimentare italiano continua a convincere anche sui mercati internazionali. L’export ha toccato i 42,5 miliardi di euro nei primi sette mesi del 2025, con un incremento del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dopo il record del 2024 (69,1 miliardi), il traguardo dei 100 miliardi di export entro il 2030 sembra sempre più alla portata.
“La nostra agricoltura ha dimostrato di essere un motore insostituibile di crescita, capace di generare valore, occupazione e identità”, ha dichiarato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. “Il cibo è il simbolo più riconoscibile del Made in Italy nel mondo e la prima ricchezza nazionale e la nostra filiera guida l’Europa per sostenibilità e qualità. Un comparto strategico che va difeso con determinazione soprattutto in un momento delicato con conflitti, guerre commerciali ed effetti dei cambiamenti climatici che minano la sicurezza mondiale”.
Le sfide: clima, speculazioni e mercati
Nonostante il successo del settore, non mancano le sfide. I cambiamenti climatici – tra maltempo e siccità – continuano a colpire duramente le produzioni agricole. Nel 2025, ad esempio, la produzione di nocciole è stata praticamente dimezzata.
A pesare sono anche le speculazioni sui mercati, come nel caso del grano, i cui prezzi sono scesi al di sotto dei costi di produzione. Una situazione che ha spinto oltre 20mila agricoltori Coldiretti a scendere in piazza in tutta Italia per chiedere soluzioni concrete, trovando apertura e sostegno da parte del governo, attraverso le dichiarazioni del ministro Francesco Lollobrigida.
Tensioni anche per il settore vinicolo, colpito prima dai dazi statunitensi e ora da cambiamenti strutturali profondi che richiedono strategie innovative per sostenere e rilanciare la competitività internazionale del vino italiano.
Il settore agroalimentare non è solo un pilastro economico, ma un simbolo culturale e sociale che racconta l’Italia nel mondo. La sfida, ora, è tutelare questo patrimonio e rafforzarlo, investendo su qualità, sostenibilità e innovazione.













































































































































































































