- 08/04/2025
- Simone Martino
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L’Unione Europea deve mettere in campo le risorse necessarie per compensare l’impatto dei dazi americani sui prodotti agroalimentari e sostenere le filiere produttive di un settore chiave dell’economia
E’ uno dei temi emersi dall’incontro a Casa Coldiretti tra il Commissario europeo all’Agricoltura, Cristophe Hansen e il presidente Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia. che ha seguito la visita del Commissario europeo alla Salute, Olivér Várhelyi.
Per Ettore Prandini, presidente di Coldiretti “In questa questa fase è importante che l’Europa giochi in modo diverso, senza cadere in provocazioni, ma imboccando la via del dialogo e della diplomazia, unico modo per difendere i nostri interessi, ma anche quelli degli stessi statunitensi”.
“Un’escalation di dazi e controdazi avrebbe l’effetto di causare danni alle economie di entrambe le sponde dell’Atlantico – ha rilevato il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo -. Occorre comprendere che siamo in uno scenario geopolitico profondamente diverso da quello di qualche anno fa e agire di conseguenza”.
Azione unita dell’UE, non rispondere con dazi ai dazi
Coldiretti ha sottolineato come sia necessario in questo momento un’azione unita senza commettere l’errore di rispondere con dazi ai dazi. E’ necessario che l’Ue investa direttamente sui vari settori produttivi senza gravare sul debito dei singoli Stati, aumenti gli investimenti nell’internalizzazione e cancelli tanta burocrazia che diventa un vero e proprio dazio.
“Quella burocrazia, o peggio tecnocrazia, che si traduce in una normatività esasperata e spesso incomprensibile – ha sottolineato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo ad Hansen -, che frena gli insediamenti agricoli specie fra i giovani, che ha un ‘costo’ in termini di investimenti psicologici e in risorse umane tali da frenare e condizionare il desiderio di fare impresa. Una burocrazia – ha concluso – incapace di pensare agli effetti drammatici che provoca sulle vite degli agricoltori, costretti a portare un peso enorme sulle loro spalle”.
In tale ottica “il dialogo strategico sull’agricoltura rappresenta una grande opportunità per rafforzare la cooperazione reciproca tra istituzioni europee e mondo agricolo – ha rilevato Cristophe Hansen -. Siamo orgogliosi di contribuire a questo processo, consapevoli dell’importanza di temi cruciali come la sicurezza e la sovranità alimentare, oggi più che mai al centro dell’agenda politica. Non nominiamo più il Green deal e farm to fork, perché abbiamo aperto una nuova stagione”.
Credits: Coldiretti
Fondamentale salvaguardare il lavoro dei giovani agricoltori
“Un altro fronte su cui chiediamo attenzione riguarda i giovani agricoltori ha evidenziato Ettore Prandini -. Coldiretti è la prima organizzazione agricola per numero di associati in Italia e in Europa, ma uno dei nostri impegni maggiori è rivolto al ricambio generazionale. Se vogliamo un futuro forte per l’agricoltura europea, dobbiamo investire su chi ha il compito di costruirlo. Così come dobbiamo sostenere chi vive nelle aree rurali e di montagna per il loro ruolo essenziale di presidio dell’ambiente e del paesaggio. Per questo, nella riforma della Pac, chiediamo strumenti specifici e accessibili per i giovani e per chi vive nella aree di montagna e collina”.
Effetto dazi sul vino: gli importatori statunitensi chiedono di abbassare i prezzi
A pochi giorni dall’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 20% annunciati dal presidente Donald Trump, si registrano già i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi per aiutarli a compensare l’aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite. A rilevarlo è la Coldiretti in occasione dell’inaugurazione del Vinitaly.
Le richieste alle aziende italiane di “venirsi incontro” restringerebbero i margini di guadagno dei nostri vitivinicoltori, già messi a dura prova dai rincari dei costi di produzione legati alla difficile situazione internazionale.
Per Francesco Ferreri, presidente della Consulta Vino di Coldiretti “E’ fondamentale mantenere una visione chiara dei mercati e delle conseguenze che potrebbero derivare da scelte come l’introduzione di dazi. Oltre all’inevitabile aumento dei costi, occorre salvaguardare quindici anni di investimenti che hanno consentito ai nostri prodotti di posizionarsi non solo come vini italiani o europei, ma come simboli di qualità e forte identità territoriale. In merito alle politiche Ue la vera sfida è quindi disporre di un sistema che permetta un utilizzo dell’Ocm Promozione più semplice e dinamico, prevedendo meccanismi meno complessi e più funzionali”.
Calo delle vendite e mancata crescita
Applicando la percentuale media di calo del 20% registrata con i dazi del 2019 al vino, si può stimare una potenziale perdita fino a 390 milioni di euro, ma se consideriamo il precedente del vino francese che a causa dei dazi del 2019 ha perso circa il 45% del valore, gli scenari possono essere molteplici. Va comunque detto che le bottiglie transalpine furono le uniche ad essere colpite dalle tariffe aggiuntive decise nel primo mandato di Trump che oggi accomunano invece tutti, seppur con percentuali variabili.
Al calo delle vendite andrebbe poi aggiunta la mancata crescita, che quest’anno aveva visto un incremento in valore. Ma il pericolo per il vino italiano è anche quello di perdere, oltre alle vendite, anche quote di mercato e posizionamento sugli scaffali, conquistati con anni di impegno, magari a vantaggio di prodotti argentini o cileni o dei Paesi meno colpiti dalle scelte di Trump.
Preoccupa l’effetto dell’italian sounding: il caso Calsecco
A preoccupare – sottolinea Coldiretti – sono, infatti, anche gli effetti dei rincari per i consumatori americani. Una bottiglia di Prosecco Docg, ad esempio, passerebbe dai 16 euro di media attuali a quasi 20 euro a bottiglia, secondo una stima dei produttori Coldiretti.
In tale ottica già si segnalano fenomeni preoccupanti come la diffusione in Usa di una nuova tipologia di vino frizzante che richiama proprio il nostro vino più venduto.
E’ il caso del lancio sul mercato del “Calsecco”, uno spumante con tanto di marchio registrato prodotto in California da Rack&Riddle, azienda leader del settore che lo presenta sul suo sito come “realizzato secondo la tradizione veneziana”.













































































































































































































