- 10/06/2024
- Redazione
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A causa dell’assorbimento del calore in eccesso provocato dal surriscaldamento globale, gli oceani stanno subendo un costante aumento della temperatura
Nel periodo 2011-2020 la temperatura ha subito un aumento medio dello 0,88°C rispetto al periodo 1850-1900. Le proiezioni indicano che questa tendenza continuerà. Nell’aprile 2023, infatti, la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto un nuovo record di 21,1°C.
E’ quanto emerge dal nuovo report del WWF “Il respiro degli oceani” lanciato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani che si è celebrata lo scorso 8 giugno in tutto il mondo.
L’importanza della stato di salute degli oceani
Quando parliamo di oceani sarebbe più corretto parlare di un unico grande oceano, che ricopre oltre il 70% della superficie terrestre e contiene oltre il 96% di tutta l’acqua disponibile sul nostro Pianeta. Questo grande oceano è costituito da più di 1,34 miliardi di chilometri cubi di acqua salata, continuamente rimescolata attraverso le correnti oceaniche.
Gli oceani costituiscono il principale “termometro” e regolatore del clima globale, svolgendo un ruolo cruciale nel mantenere le temperature più miti durante l’inverno lungo le coste.
Questo fenomeno è attribuibile all’efficace meccanismo di termoregolazione delle vaste masse d’acqua salata che agiscono attraverso la loro capacità di assorbire e rilasciare calore. Tra i principali motori di questa regolazione climatica figura il sistema di correnti oceaniche, noto come “Nastro Trasportatore” o “Circolazione Termoalina” che trasporta le acque calde dalle regioni tropicali verso le latitudini più elevate, dove si raffreddano, affondano e ritornano verso i tropici in un ciclo continuo.
Questo meccanismo svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del clima globale, poiché trasporta notevoli quantità di calore, influenzando così il bilancio termico del nostro Pianeta.
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La produzione di ossigeno
Gli oceani sono una risorsa vitale per la produzione di ossigeno sulla Terra, contribuendo approssimativamente alla produzione del 50% dell’ossigeno generata sul nostro Pianeta. Questa produzione è in gran parte attribuibile al fitoplancton marino, che include alghe e alcuni batteri capaci di fotosintesi.
Tuttavia, l’effetto dei cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature influenzano significativamente la capacità degli oceani di produrre ossigeno. Infatti, la deossigenazione dell’acqua marina è una diretta conseguenza del riscaldamento degli oceani. Tale fenomeno si verifica quando le acque più calde hanno una capacità ridotta di trattenere ossigeno disciolto.
L’assorbimento di anidride carbonica
E’ importante ricordare che gli oceani svolgono un ruolo cruciale nel bilancio globale del carbonio, fungendo da principale serbatoio per l’assorbimento di CO₂ dall’atmosfera.
Ogni anno, gli oceani assorbono circa un quarto dell’anidride carbonica che viene emessa, corrispondente ad almeno il 30% di tutte le emissioni di CO₂ generate dalle attività umane in tutto il mondo. Questo processo di assorbimento è generalmente stabile, ma è influenzato dalla temperatura superficiale del mare e dai processi biologici che agiscono come una sorta di “pompa” biologica per catturare il carbonio.
Tuttavia, con l’aumento delle temperature superficiali dell’oceano, la solubilità dell’anidride carbonica in superficie diminuisce, compromettendo l’efficacia di questo meccanismo di assorbimento.
Come si fermano gli impatti del cambiamento climatico?
Secondo le indicazioni che il WWF indica nel report occorre mettere in atto diverse soluzioni concrete per contrastare gli impatti del cambiamento climatico, a cominciare dall’abbattimento delle emissioni climalteranti e dalla transizione energetica. È indispensabile, inoltre, proteggere il prezioso scrigno di biodiversità nonché scudo contro il cambiamento climatico che è il Mar Mediterraneo, prima fra tutte la protezione efficace del 30% del suo spazio marittimo entro il 2030.
Inoltre, occorre proteggere i corridoi ecologici vitali per la sopravvivenza di numerose specie migratorie come le balene, favorire lo sviluppo di una pesca più sostenibile, e pianificare l’utilizzo dello spazio marittimo rispettando l’ecosistema marino, sotto la guida della Direttiva Europea.
Secondo quanto evidenziato dal report “State of the Ocean Report 2024” pubblicato dall’Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC) dell’Unesco, la speranza per il futuro degli oceani sta nella Blue Carbon e nelle Aree marine protette.
Il rapporto dello IOC sottolinea che “L’oceano si sta ora riscaldando a un ritmo doppio rispetto a vent’anni fa. Mentre gli Accordi di Parigi si impegnavano a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali, le temperature degli oceani sono già aumentate in media di 1,45° C, con hotspot superiori a 2° C nel Mediterraneo, nell’Oceano Atlantico tropicale e negli Oceani meridionali. Una conseguenza drammatica di questo riscaldamento è l’aumento del livello del mare in tutto il mondo. L’oceano assorbe il 90% del calore in eccesso rilasciato nell’atmosfera e man mano che l’acqua si riscalda si espande. Il riscaldamento delle temperature oceaniche rappresenta ora il 40% dell’innalzamento globale del livello del mare, e il tasso di aumento è raddoppiato negli ultimi 30 anni per un totale di 9 cm».
Il messaggio del Segretario generale dell’ONU
In occasione del World Oceans Day il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha ricordato che «L’oceano sostiene la vita sulla Terra e i suoi problemi sono essenzialmente causati dall’uomo. Il cambiamento climatico sta provocando l’innalzamento dei mari e minacciando l’esistenza stessa dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo e delle popolazioni costiere. L’acidificazione degli oceani sta distruggendo le barriere coralline, le temperature del mare raggiungono livelli record portando a eventi meteorologici estremi. La pesca eccessiva e altri fattori stanno contribuendo alla distruzione degli ecosistemi marini del mondo. Ora è il momento che governi, imprese, investitori, scienziati e comunità si uniscano in difesa del nostro oceano».













































































































































































































