- 23/05/2024
- Simone Martino
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Nessuna delle città metropolitane d’Italia, lo scorso anno, ha assistito ad una crescita dell’inquinamento dell’aria
E’ quanto emerge dal Rapporto “MobilitAria 2024”, realizzato da Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), presentato ieri a Roma presso la Sala Auditorium delle Ferrovie dello Stato Italiane.
Lo studio che analizza la qualità dell’aria nelle 14 Città metropolitane italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) nell’anno 2023, ha evidenziato come nessuna di esse ha assistito ad una crescita dei valori di Biossido di Azoto (N02).
Lo studio ha analizzato le concentrazioni annuali di tutti e tre gli inquinanti mettendole a confronto con l’annualità precedente in termini di tasso di crescita, evidenziando inoltre i superamenti orari di NO2 e i superamenti giornalieri per il PM10.
Ai fini di questo studio sono state considerate due tipologie di stazioni: quelle di traffico, ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da emissioni da traffico, provenienti da strade limitrofe con intensità di traffico medio alta; quelle di fondo, ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato prevalentemente da emissioni provenienti da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, ecc.) ma dal contributo integrato di tutte le fonti poste sopravento alla stazione rispetto alle direzioni predominanti dei venti nel sito.
Nell’anno 2023 per la qualità dell’aria non è stata analizzata Reggio Calabria in quanto non in possesso di dati disponibili.
Il Biossido di Azoto – NO2
Per il Biossido di Azoto, il D.Lgs 155/2010 stabilisce per la protezione della salute, dei valori limite sulle concentrazioni sia per le medie annue, che devono essere inferiori ai 40 μg/m3, sia per le medie orarie che non devono superare i 200 μg/m3 per più di 18 volte in un anno.
Queste ultime misurano l’entità di fenomeni di inquinamento atmosferico di breve periodo di tipo locale, legati a specifici hot-spot. Il numero di superamenti difficilmente, ad oggi, è maggiore del valore soglia rispetto ai limiti definiti dalla normativa, stabilita da più di dieci anni.
L’NO2 è generato dai processi di combustione, come possono essere quelle dagli autoveicoli, oltre che dagli impianti di combustione di tipo industriale e altre fonti di origine naturale. L’attenzione della Comunità Europea nei confronti di questo inquinante è rilevante a causa dei molteplici impatti che la sua presenza può generare negli ecosistemi urbani e naturali, e quindi sulla salute dell’uomo.
Come riportato in Tabella 1 del Rapporto “MobilitAria 2024” la maggior parte di esse hanno registrato, seppur di pochi punti percentuali, una riduzione delle concentrazioni medie che varia dal 3% al 12% mentre restano invariate quelle di Cagliari, Bologna e Bari.

Fonte: Rapporto “MobilitAria 2024”
Inoltre, a Bari ed a Bologna, si assiste ad un incremento delle concentrazioni di NO2 nelle stazioni di monitoraggio di traffico. Fatta eccezione di Cagliari con 1 superamento e Napoli con 5 superamenti del limite orario (200 μg/m3), nessuna delle altre città registra superamenti.
I superamenti delle concentrazioni annuali rispetto al limite sono nulli per tutte le città anche se possiamo notare come, relativamente alle stazioni di traffico, siano presenti valori maggiori o uguali ai 40 μg/m3 per le città di Napoli, Catania, Bologna.


Fonte: Presentazione “Qualità dell’aria ed impatto sanitario ed economico nelle 14 città metropolitane” – C. Montiroli, CNR-IIA
IL PARTICOLATO ATMOSFERICO – PM10 E PM2,5
Il particolato aerodisperso può essere definito come l’insieme delle particelle sospese in aria ambiente e può avere origine sia antropica sia naturale, inoltre può essere primario (emesso direttamente in atmosfera dalle sorgenti) oppure secondario (prodotto per via di interazioni chimiche fra inquinanti e altre sorgenti).
Le sorgenti naturali del particolato sono rappresentate dall’erosione delle rocce, dall’attività vulcanica, dagli incendi, dai pollini e polveri trasportate dal vento e dall’aerosol marino; per la parte antropica le sorgenti sono invece rappresentate dal traffico veicolare (con alimentazione sia diesel che benzina), dai residui dell’usura dei sistemi frenanti e del manto stradale e conseguente risospensione, dall’attività industriale ed in generale dai processi di combustione (in particolar modo nel settore residenziale).
Anche le pratiche agricole influenzano le concentrazioni di PM10 sia direttamente, attraverso l’emissione diretta di particolato (ad esempio combustione di stoppie e altri residui colturali in campo), sia indirettamente tramite precursori come l’ammoniaca (NH3) che contribuiscono alla formazione della frazione inorganica del particolato secondario.
I livelli di concentrazione registrati sono molto influenzati dalle condizioni meteo-climatiche che si registrano al livello locale, in funzione anche dei diversi parametri morfologici (legati cioè alla conformazione del territorio), possono ridurre il rimescolamento degli strati atmosferici ostacolando la dispersione del particolato emesso.
Come riportato in Tabella 2 del Rapporto, per le città di Roma, Torino, Milano, Genova, Bari, Bologna, Cagliari, Napoli si è registrato un decremento delle concentrazioni del PM10, mentre per Messina, Palermo e Firenze il 2023 è stato un anno in modesta risalita, permangono stabili Venezia e Catania.

Fonte: Rapporto “MobilitAria 2024”
Nonostante la generale tendenza in discesa delle concentrazioni, per Torino, Milano, Cagliari, Napoli e Venezia si rilevano diversi episodi di superamento del limite annuale (50 μg/m3 da non superare più di 35 volte/anno). Per Milano, Torino, Cagliari, e Venezia, rispetto al 2022, i superamenti hanno subito una riduzione importante, fino ai 35 superamenti in meno a Milano e 32 a Torino, 20 a Cagliari, 10 a Venezia.


Fonte: Presentazione “Qualità dell’aria ed impatto sanitario ed economico nelle 14 città metropolitane” – C. Montiroli, CNR-IIA
Le concentrazioni di PM2,5 non indicano criticità per nessuna delle città analizzate, e più nello specifico in ognuna di esse avviene una diminuzione della concentrazione, sia nelle stazioni di traffico e che in quelle di fondo; ad esclusione della città di Messina che risulta stabile.
Le concentrazioni medie annuali di tutte le città sono inoltre lontane dai limiti indicati dal D.Lgs 155/2010 pari a 25 μg/m3 (la concentrazione più bassa risulta essere quella della città di Genova pari a 10 μg/m3 mentre quella più alta risulta essere Venezia con 21 μg/m3).

Fonte: Presentazione “Qualità dell’aria ed impatto sanitario ed economico nelle 14 città metropolitane” – C. Montiroli, CNR-IIA



















































































































































































































