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Il bilancio allarmante di Legambiente e Carovana dei Ghiacciai: in alta quota cresce il rischio di frane, colate detritiche e crolli legati alla crisi climatica

La crisi climatica sta lasciando un segno profondo anche nel cuore delle Alpi. Il Piemonte registra un preoccupante aumento degli eventi meteo estremi e un’accelerazione del ritiro dei ghiacciai, con impatti sempre più tangibili sull’ambiente montano e sulla sicurezza dei territori.

È il doppio grido d’allarme lanciato da Legambiente e dalla Carovana dei Ghiacciai, giunta alla sua ultima tappa proprio tra le valli piemontesi.

I dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente

Tra gennaio e agosto 2025, secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, si sono verificati 23 eventi meteo estremi in Piemonte, con un incremento del 27,8% rispetto allo stesso periodo del 2024. La provincia di Torino è stata la più colpita, con 10 eventi, tra allagamenti da piogge intense, frane ed esondazioni fluviali. Un trend in crescita che si riflette anche in alta quota, dove la risalita dello zero termico rende più instabili morene e versanti glaciali.

Ghiacciai in ritirata: i dati dal cuore delle Alpi Graie

Nel cuore delle Alpi Graie, i ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella offrono una fotografia inquietante degli effetti della crisi climatica.

Il ghiacciaio della Bessanese, che a metà Ottocento occupava oltre 1,75 km², oggi si è ridotto a 0,3 km², perdendo circa 3,9 milioni di metri cubi di ghiaccio tra il 2010 e il 2023, mentre il ghiacciaio della Ciamarella ha visto la propria superficie contrarsi da 1,18 km² a 0,5 km², con una perdita di 8,1 milioni di metri cubi nello stesso periodo.

In queste aree si sono intensificati crolli rocciosi, colate di detriti e frane, come quella che ha interessato lo spigolo Murari nell’agosto 2023, propagandosi sul ghiacciaio. Il paesaggio è oggi segnato da laghi glaciali e morene instabili, testimoni di un equilibrio ambientale sempre più fragile.

“A queste quote il permafrost controlla molti dei processi geomorfologici in atto – spiega Marta Chiarle, ricercatrice del CNR-IRPI – e questo rende il bacino della Bessanese estremamente sensibile al riscaldamento climatico. È fondamentale monitorare la temperatura di rocce e detriti per comprendere l’evoluzione di questi ambienti.”

Il laboratorio a cielo aperto del bacino Bessanese

Tra i pochi segnali positivi in un quadro drammatico, spicca l’esperienza virtuosa del bacino glaciale del Bessanese, dove si sta sviluppando un modello di ricerca multidisciplinare in alta quota che potrebbe fare scuola a livello nazionale ed europeo.

A 2.656 metri di altitudine, nei pressi del Rifugio Gastaldi, CNR-IRPI, ARPA Piemonte e la Fondazione Glaciologica Italiana collaborano per monitorare l’evoluzione dei ghiacciai, le frane, le temperature di rocce e suolo, la biodiversità e l’impatto del cambiamento climatico sull’intero ecosistema montano.

Il sito è inserito nel sistema Dynamic Ecological Information Management e fa parte della rete dei “Rifugi Sentinella”. Inoltre, grazie alla collaborazione con il CAI e il Museo della Montagna, è attiva la “Saletta del Presente”, spazio dedicato alla divulgazione scientifica e all’educazione ambientale.

“È un laboratorio straordinario che racconta cosa sta accadendo alle nostre montagne – afferma Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia –. Dobbiamo promuovere il monitoraggio europeo dei ghiacciai e affrontare la crisi climatica anche con strumenti di conoscenza e prevenzione.”

Crisi climatica: dal ghiaccio ai territori di valle

Le conseguenze non si fermano in alta quota. Come ricorda Secondo Barbero, direttore generale di ARPA Piemonte, la riduzione dei ghiacciai comporta maggiore instabilità idrogeologica anche a valle: “Stiamo osservando un aumento della copertura detritica sui ghiacciai, provocata dai crolli rocciosi legati al degrado del permafrost. Questo comporta un rischio crescente per infrastrutture e insediamenti nei fondovalle”.

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Un patrimonio che si scioglie

Il Piemonte conta oggi 107 ghiacciai, di cui 68 nella sola provincia di Torino. Ma tutti sono in forte arretramento. Secondo i dati di ARPA, la loro superficie complessiva è passata da 56 km² nel 1959, a 30 km² nel 2007, fino a soli 22 km² nel 2024.

Il quadro emerso dalla tappa piemontese della Carovana dei Ghiacciai non lascia spazio a dubbi: l’alta montagna italiana sta cambiando volto, e lo sta facendo in fretta. Il tempo per osservare è finito; ora è il momento di agire, con scelte politiche ambiziose, investimenti nella ricerca e una nuova cultura della prevenzione. Perché ciò che accade sulle vette oggi, arriverà domani nelle valli.

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