- 29/10/2025
- Redazione
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Il rapporto 2025 del Lancet Countdown rileva che 13 dei 20 indicatori della salute sono al massimo storico: caldo, inquinamento, dengue aumentano
Nel suo più recente rapporto annuale, il progetto internazionale Lancet Countdown – che monitora l’interazione tra cambiamento climatico e salute – lancia un segnale d’allarme: 13 dei 20 indicatori chiave quanto a minacce per la vita umana hanno raggiunto livelli senza precedenti.
Cosa dicono i numeri
Ecco alcuni dei dati più significativi:
Il tasso di morti legate al caldo è aumentato del 23% rispetto agli anni ’90, arrivando a circa 546.000 decessi all’anno.
Solo nel 2024, l’inquinamento atmosferico causato dal fumo degli incendi è stato collegato a circa 154.000 morti.
Il potenziale di trasmissione globale della dengue è aumentato del 49% rispetto agli anni Cinquanta.
L’inquinamento dell’aria derivante dalla combustione di combustibili fossili provoca ogni anno circa 2,5 milioni di morti.
Questi dati sottolineano come la salute umana sia sempre più direttamente influenzata e messa in pericolo dalla crisi climatica.
La situazione in Italia
Il rapporto dedica anche uno sguardo specifico all’Italia. Tra il 2012 e il 2021, l’Italia ha registrato circa 7.400 decessi all’anno per il solo effetto del caldo, oltre il doppio rispetto alla media del periodo 1990-1999.
Nel 2024, le persone in Italia sono state esposte in media a 46 giorni di ondate di calore, di cui 33 (pari al 72%) sarebbero da attribuire ai cambiamenti climatici. Sempre nel 2024, l’esposizione al calore ha generato circa 364 milioni di ore di lavoro potenziale perdute — equivalenti a 15 ore per persona, con un aumento del 181% rispetto al periodo 1990-1999 — e il settore delle costruzioni ha subito circa il 40% della perdita.
Tra il 2020 e il 2024, l’inquinamento da fumo degli incendi ha causato in Italia una media stimata di 1.100 morti all’anno. Questi numeri mostrano che anche un Paese sviluppato come l’Italia non è immune agli effetti del riscaldamento globale sulla salute e sull’economia.
Perché succede
Secondo gli autori del rapporto, ciò è dovuto alla dipendenza continuativa dai combustibili fossili (petrolio, gas, carbone), che alimenta l’inquinamento atmosferico, il surriscaldamento globale e i disastri ambientali.
Altro motivo è quello dei ritardi nell’adattamento della società al cambiamento climatico, per esempio, sistemi sanitari più deboli, infrastrutture non pronte, politiche insufficienti.
Il rapporto spiega che, nonostante alcune azioni in corso (energia rinnovabile, riduzione del carbone), non sono ancora sufficienti per invertire la tendenza.
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Quali soluzioni e perché conviene agire subito
Il rapporto sottolinea che non siamo senza strumenti. L’eliminazione del carbone e della combustione fossile ha già salvato circa 160.000 vite all’anno nei Paesi che hanno fatto progressi. Un aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e una crescita nella consapevolezza delle comunità locali e degli operatori sanitari mostrano che l’azione è possibile.
Un focus sulla salute — cioè pensare alle politiche climatiche come anche politiche sanitarie — rende più chiaro che proteggere l’ambiente equivale a proteggere vite umane, non solo il pianeta.
Agire adesso significa evitare costi futuri maggiori in termini di vite, malattie, perdita di produttività e pressione sui sistemi sanitari.
La chiamata d’allarme
Le autrici del rapporto — tra cui Marina Romanello (direttore esecutivo del Lancet Countdown) — avvertono che: «La distruzione di vite e mezzi di sussistenza continuerà ad aumentare finché non porremo fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili e non alzeremo drasticamente il tiro per adattarci». Il messaggio è chiaro: non è più tempo per dibattiti o attese. È il momento di tradurre in azione concreta la connessione tra clima e salute.























































































































































































































