- 29/10/2025
- Redazione
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Il nuovo Synthesis Report sui piani climatici nazionali per il 2035 mostra segnali incoraggianti: le emissioni iniziano finalmente a diminuire e gli impegni dei Paesi si fanno più completi. Tuttavia, la comunità internazionale concorda: la velocità del cambiamento è ancora troppo lenta per restare entro 1,5°C
Il nuovo Synthesis Report dell’UNFCCC (la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), pubblicato in vista della COP30 di Belém, segna un momento di svolta nella lotta al riscaldamento globale: per la prima volta, le emissioni mondiali mostrano una tendenza alla diminuzione.
Il rapporto si basa sui piani climatici nazionali (Nationally Determined Contributions, NDC) presentati entro il 30 settembre 2025, che rappresentano circa un terzo delle emissioni globali. Dall’analisi emerge che l’88% dei nuovi o aggiornati NDC è stato influenzato dai risultati del Global Stocktake condotto durante la COP28.
Inoltre, l’89% dei Paesi ha incluso nei propri piani obiettivi economici estesi a tutti i settori, mentre il 73% ha inserito strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Circa un terzo dei NDC prevede anche misure per affrontare perdite e danni, con un’attenzione particolare ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
Secondo le stime dell’UNFCCC, se gli impegni nazionali venissero pienamente attuati, le emissioni globali potrebbero ridursi di circa il 10% entro il 2035.
Simon Stiell: “Stiamo piegando la curva, ma serve più velocità”
Simon Stiell, Segretario Esecutivo dell’UN Climate Change, ha accolto i dati con cauto ottimismo: “Grazie alla cooperazione climatica organizzata dalle Nazioni Unite e agli sforzi nazionali, l’umanità sta ora chiaramente piegando la curva delle emissioni verso il basso per la prima volta. Ma non ancora abbastanza velocemente.”
Stiell ha invitato i Paesi a intensificare le proprie azioni, ricordando che la direzione è positiva, ma che la velocità del cambiamento resta insufficiente per contenere il riscaldamento globale entro i limiti stabiliti dall’Accordo di Parigi.
Più ambizione: un coro di richieste dalla società civile alle imprese
Laurence Tubiana, CEO della European Climate Foundation, sottolinea il ruolo cruciale della società civile: “Anche se alcuni governi restano indietro, cittadini e imprese continuano a spingere verso un futuro sostenibile. Ora serve un’azione globale più inclusiva e coerente con gli obiettivi scientifici.”
Bruce Douglas, CEO della Global Renewables Alliance, evidenzia invece il ruolo delle rinnovabili come motore della transizione: “L’Accordo di Parigi funziona, ma siamo ancora fuori strada. L’industria delle energie rinnovabili è pronta a investire: servono iter più rapidi e finanziamenti adeguati per trasformare gli NDC in megawatt reali.”
Scienziati e attivisti: “Il mondo si muove, ma troppo lentamente”
Molte organizzazioni scientifiche e ambientaliste restano preoccupate per la lentezza del progresso.
Rachel Cleetus della Union of Concerned Scientists parla di “un risultato deludente dieci anni dopo l’Accordo di Parigi”: “Il mondo è vicino a superare 1,5°C. È un fallimento politico e morale. I leader devono arrivare alla COP30 con impegni molto più ambiziosi.”
Simile il messaggio di Andreas Sieber di 350.org: “Le nuove promesse ridurrebbero le emissioni solo dell’11%, ma la scienza richiede un taglio del 60%. Ci stiamo muovendo, ma al rallentatore.”
Oceani e transizione dal carbone: i nuovi fronti del clima
Un dato particolarmente positivo riguarda l’inclusione dell’oceano nelle strategie climatiche: il 78% dei nuovi NDC lo menziona, con un aumento del 39% rispetto ai cicli precedenti.
Anna-Marie Laura di Ocean Conservancy accoglie con favore questa svolta: “L’oceano è un alleato fondamentale ma spesso trascurato. È incoraggiante vederlo riconosciuto come parte della soluzione, ma servono più risorse per azioni concrete.”
Sul fronte energetico, Julia Skorupska della Powering Past Coal Alliance avverte che, nonostante alcuni progressi nella transizione dal carbone, “siamo ancora lontani dagli obiettivi di Parigi”. Tuttavia, aggiunge: “La buona notizia è che l’energia pulita è oggi la via più economica e sicura per la crescita.”
Economia verde e investimenti: l’altra faccia degli NDC
Per Maria Mendiluce, CEO della We Mean Business Coalition, gli NDC rappresentano più di semplici obiettivi climatici: “Sono un prospetto di investimento nazionale. Quando gli incentivi premieranno le energie pulite rispetto ai combustibili fossili, i flussi di capitale seguiranno, creando posti di lavoro e stabilità.”
Kaysie Brown di E3G ricorda infine che i principali emettitori – tra cui Cina, UE e India – non hanno ancora presentato aggiornamenti ufficiali: “Questo rapporto offre solo un quadro parziale. I Paesi in via di sviluppo stanno mostrando che sviluppo e azione climatica possono andare di pari passo: ora serve che i grandi seguano l’esempio.”
Una direzione incoraggiante verso la COP30
Il Synthesis Report dell’UNFCCC conferma che la cooperazione internazionale sta producendo risultati tangibili. Tuttavia, il messaggio principale è chiaro: l’umanità ha finalmente imboccato la strada giusta, ma la percorre ancora troppo lentamente.
La sfida dei prossimi anni sarà trasformare gli impegni in azioni concrete, accelerando la transizione energetica, sostenendo i Paesi più vulnerabili e garantendo che la riduzione delle emissioni non resti solo sulla carta.























































































































































































































