- 03/03/2025
- Simone Martino
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Si sono conclusi nella tarda nottata di giovedì 27 febbraio i lavori supplementari della COP16 sulla Biodiversità, che si è tenuta a Roma, nella sede della Fao
Alla COP16 bis, dunque, dopo tre giorni di negoziati, i governi hanno finalmente dato vita a una strategia per mobilitare le risorse finanziarie necessarie per la protezione della biodiversità e raggiungere gli obiettivi d’azione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (KMGBF), portando a termine con successo i lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, COP16, sospesa a Cali, Colombia nel 2024.
Per Susana Muhamad, presidente della Cop 16 «Questi giorni di lavoro a Roma hanno dimostrato l’impegno delle Parti a promuovere l’attuazione del Quadro globale per la biodiversità. La presidenza della Cop16 riconosce lo sforzo collettivo per raggiungere il consenso su questioni chiave che sono state lasciate in sospeso a Cali. Apprezziamo la volontà di tutti i paesi e del Segretariato della Convenzione per la loro dedizione nel continuare a rafforzare l’agenda globale sulla biodiversità. Solo lavorando insieme possiamo rendere la Pace con la Natura una realtà».
Le cifre dell’accordo
Dopo intense negoziazioni, le Parti della Convenzione hanno concordato una via da seguire in termini di mobilitazione delle risorse, al fine di colmare il divario finanziario globale sulla biodiversità e raggiungere l’obiettivo di mobilitare almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, inclusi 20 miliardi di dollari all’anno di flussi internazionali entro il 2025, cifra che dovrà salire a 30 miliardi di dollari entro il 2030.
La cifra di 200 miliardi di dollari all’anno rappresenta la cifra stimata per proteggere gli habitat naturali, senza però frenare lo sviluppo, e garantire il mantenimento dell’equilibrio tra le specie viventi sul pianeta tutelando in definitiva la salute umana.
L’accordo include l’impegno a stabilire intese permanenti per il meccanismo finanziario conformemente agli articoli 21 e 39 della Convenzione, lavorando contemporaneamente sul miglioramento degli strumenti finanziari esistenti. Delinea i principali principi e le fasi che daranno forma all’evoluzione di questi strumenti finanziari esistenti e di qualsiasi altro che possa essere creato.
Include anche una tabella di marcia delle attività e delle tappe decisionali da ora, fino alla 17a, 18a e 19a riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla diversità biologica, fino al 2030.
Per Astrid Schomaker, Segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica “I risultati di questo incontro dimostrano che il multilateralismo funziona ed è il mezzo per costruire le partnership necessarie per proteggere la biodiversità e per muoverci verso la Pace con la Natura. Ora abbiamo un chiaro mandato per implementare gli articoli 21 e 39. Mentre lo facciamo e implementiamo gli altri elementi di supporto per la mobilitazione delle risorse, il mondo si sarà dato i mezzi per colmare il divario finanziario della biodiversità”.
La scelta sulla strategia per la mobilitazione delle risorse
La COP ha inoltre adottato una strategia per la mobilitazione delle risorse che identifica un’ampia gamma di strumenti, meccanismi e istituzioni che potrebbero essere sfruttati per mobilitare i fondi necessari per l’implementazione dell’ambizioso Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Ciò include finanziamenti pubblici da governi nazionali e subnazionali, risorse private e filantropiche, banche di sviluppo multilaterali, finanza mista e altri nuovi approcci.
Mentre i Paesi ricchi hanno spinto per affidare i fondi al Global environment facility (Gef), che opera sotto la supervisione della Banca mondiale, al contrario, le economie in via di sviluppo e in transizione hanno chiesto il pieno rispetto dell’articolo 21 della Cbd, che prevede la creazione di un meccanismo ad hoc autonomo, gestito direttamente dalla Cop.
La svolta è arrivata grazie a una proposta avanzata dal Brasile a nome dei Brics. Da un lato, si assicura alla Cop il pieno controllo sulla governance del nuovo fondo, pur mantenendone il funzionamento all’interno di un meccanismo già esistente (cioè il Gef), in linea con quanto previsto dalla Convenzione. Dall’altro, si rinvia alle future Cop la decisione definitiva sul suo sviluppo, che potrebbe anche portare il fondo al di fuori dal perimetro del Gef.
Il lancio del Fondo Cali
Alla Cop16 di Roma è stato, inoltre, lanciato il “Cali Fund” sulla condivisione dei benefici derivanti dalle informazioni sulle sequenze digitali sulle risorse genetiche (DSI).
I negoziati hanno deciso di destinare il 50% delle risorse del Fondo Cali a popoli indigeni e comunità locali, trasferendo così risorse dalle aziende private alle categorie più fragili. Il fondo, finanziato principalmente dalle aziende che utilizzano risorse genetiche per scopi commerciali, come le industrie farmaceutiche, quelle biotecnologiche e cosmetiche, garantirà almeno il 50% delle risorse raccolte a questi gruppi, rafforzando così il principio di equità nell’uso delle risorse naturali.
Nel documento finale viene inoltre ribadito l’obiettivo di tagliare almeno 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 dai sussidi rivolti ad attività dannose per la biodiversità.



















































































































































































































