- 07/03/2025
- Redazione
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A partire dall’inizio del XX secolo la tundra, vegetazione tipica delle zone polari artiche, è in rapida espansione. Il fenomeno sarebbe strettamente legato alla diminuzione della copertura di ghiaccio marino e al ritiro dei ghiacciai
A svelarlo uno studio internazionale coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e svolto in collaborazione con Alfred Wegener Institute, Helmholtz Center for Polar and Marine Research e Joint Research Center Eni Cnr. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nature Communications Earth & Environment.
L’evoluzione nel corso del XX secolo
Il fenomeno dell’Arctic greening consiste nell’espansione di vegetazione terrestre al circolo polare artico in un ambiente precedentemente coperto da neve o ghiacci e rappresenta una delle risposte più rilevanti degli ecosistemi terrestri al cambiamento climatico.
Tommaso Tesi, ricercatore del Cnr-Isp e coordinatore dello studio, spiega che attraverso l’analisi di firme chimiche da un archivio sedimentario marino prelevato alle latitudini estreme delle Isole Svalbard, in Norvegia, si sono potuti individuare segnali riconducibili a un importante cambiamento nella copertura della tundra durante la transizione climatica registrata tra la Piccola Età del Ghiaccio (1400–1900 d.C.) e gli ultimi 100 anni in concomitanza con l’attuale riscaldamento di origine antropica.
La ricerca rappresenta la prima ricostruzione che collega la riduzione del ghiaccio marino e il ritiro dei ghiacciai con l’incremento dell’areale della vegetazione delle Svalbard.
Per Tesi “Il drastico declino dell’estensione del ghiaccio marino registrato a partire dai primi decenni del ’900 è coinciso con un incremento della vegetazione terrestre, suggerendo una forte espansione della tundra nelle aree precedentemente occupate dai ghiacci. Inoltre, i risultati dimostrano come la rapida espansione della tundra abbia avuto un picco massimo intorno agli anni ’90 del secolo scorso, in concomitanza con l’accelerazione del riscaldamento globale e il rapido collasso della criosfera artica”.
Il fenomeno del greening
Il fenomeno del ‘greening’ ha determinato anche un cambiamento nella composizione delle comunità vegetali, documentato attraverso le analisi geochimiche.
Come spiega Gianmarco Ingrosso, ricercatore dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr (Cnr-Iret) e primo autore del paper “Inizialmente le superfici terrestri emerse dall’arretramento dei ghiacci sono state colonizzate da muschi e licheni, tipici della tundra. Successivamente, con il progressivo accumulo di materia organica e il miglioramento delle condizioni del suolo, hanno iniziato a insediarsi anche le piante vascolari (piante con radici, fusto e foglie). Tra le specie vegetali che sembrano beneficiare maggiormente del nuovo assetto climatico, un ruolo di primo piano è svolto da Salix polaris, una piccola specie arbustiva adattata a condizioni più miti, che sta gradualmente aumentando il suo areale di distribuzione”.
Le implicazioni ecologiche
Tale quadro complesso solleva nella comunità scientifica di riferimento importanti interrogativi sull’equilibrio ecologico dell’Artico.
Secondo gli studiosi se da un lato l’aumento della copertura vegetale potrebbe favorire il sequestro di carbonio atmosferico, dall’altro un cambiamento così drastico delle aree precedentemente occupate dai ghiacciai potrebbe portare a conseguenze significative sui cicli biogeochimici e sull’areale di distribuzione della fauna autoctona.
Inoltre, spiegano i ricercatori del Cnr, la fusione del permafrost, accelerata dall’aumento della temperatura, potrebbe rilasciare nell’atmosfera grandi quantità di gas serra, vanificando i benefici derivanti dall’incremento della biomassa vegetale. In questo caso, la crescita della vegetazione nell’Artico e un ambiente sempre più verde rappresentano un serio campanello di allarme per i fragili ecosistemi polari.
Lo studio rientra nell’ambito dei progetti PAIGE (Chronologies for Polar Paleoclimate Archives – Italian-German Partnership) ed ENI–CNR Joint Research Agreement e rappresenta un passo avanti nella comprensione delle dinamiche complesse che regolano l’interazione tra clima, criosfera ed ecosistemi terrestri.
L’approccio innovativo basato sull’uso di marcatori vegetali ha permesso di colmare un’importante lacuna nelle conoscenze sulla storia del greening artico, fornendo una prospettiva unica sulla risposta della tundra ai cambiamenti climatici in atto e sulle possibili evoluzioni future degli ecosistemi polari.



















































































































































































































