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Inzia oggi a Nizza la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3), un vertice di alto livello co-presieduto da Francia e Costa Rica

Dopo la celebrazione della Giornata Mondiale degli Oceani che si è celebrata ieri 8 giugno, da oggi e fino al 13 giugno, si svolgerà UNOC3 – la terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani la cui missione sarà quella di affrontare un’emergenza oceanica sempre più grave che, secondo gli scienziati, si sta avvicinando a un punto di non ritorno.

Dieci anni dopo che l’Accordo di Parigi ha fissato obiettivi per limitare il riscaldamento globale, l’UNOC3 sta spingendo per porre l’oceano al centro dell’azione per il clima, non come un ripensamento, ma come campo di battaglia in prima linea.

Forte aspettativa di soluzioni concrete

Secondo Li Junhua, sottosegretario generale dell’Onu e segretario della conferenza “L’oceano sta affrontando una crisi senza precedenti a causa del cambiamento climatico, dell’inquinamento da plastica, della perdita di ecosistemi e dell’uso eccessivo delle risorse marine. Speriamo che la conferenza ispiri un’ambizione senza precedenti, partnership innovative e forse una sana competizione”.

L’UNOC3 riunisce, infatti, leader mondiali, scienziati, attivisti e dirigenti aziendali per affrontare la crescente crisi degli oceani mondiali che dialogheranno durante la settimana per arrivare all’adozione di una dichiarazione politica e alla presentazione del Nice Ocean Action Plan, un’iniziativa volta ad affrontare la portata della crisi e ad accelerare le azioni per la conservazione e l’uso sostenibile dell’oceano.

La crisi non è una minaccia lontana, sta avvenendo ora

Secondo gli ultimi dati diffusi da Copernicus, il riscaldamento degli oceani nel 2024 ha portato a nuove temperature record. L’oceano è più caldo che mai, non solo in superficie, ma anche in profondità, fino ai 2000 metri superiori.

Ad aprile, le temperature globali della superficie del mare hanno raggiunto il secondo livello più alto di sempre per quel mese, secondo il Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea.

Nel frattempo, è in corso il più esteso sbiancamento dei coralli mai registrato nella storia, che sta interessando i Caraibi, l’Oceano Indiano e parti del Pacifico. Più che un singolo evento, si tratta di un disfacimento planetario.

Protezione dell’oceano sottofinanziata

Nonostante gli oceani assorbano oltre il 90% del calore in eccesso derivante dalle emissioni di gas serra e producono metà dell’ossigeno che respiriamo l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 14 (“Vita sott’acqua”) è quello che riceve le risorse minori tra i 17 Sdgs delle Nazioni Unite che gli Stati membri hanno concordato di raggiungere entro il 2030.

Infatti secondo quanto rileva l’Onu, nei prossimi cinque anni, per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini servirebbero 175 miliardi di dollari all’anno. Cifra notevole se si considera il fatto che, come ha osservato Li “tra il 2015 e il 2019 sono stati stanziati meno di 10 miliardi di dollari”.

Il Piano d’Azione di Nizza per gli Oceani

Il tema di UNOC3, “Accelerare l’azione e mobilitare tutti gli attori per conservare e utilizzare in modo sostenibile l’oceano”, riflette un passaggio dalle dichiarazioni ai risultati concreti.

Al centro del dibattito ci sono le grandi questioni: come arginare la pesca illegale, ridurre l’inquinamento da plastica e sviluppare economie blu sostenibili. 

Il Piano d’azione di Nizza per gli oceani si allineerà al Quadro globale di Kunming-Montréal per la biodiversità, un accordo del 2022 che prevede la protezione di almeno il 30% degli ecosistemi marini e terrestri entro il 2030.

“La bozza di dichiarazione politica, guidata da Australia e Capo Verde, si concentra sulla conservazione degli oceani e sulle economie sostenibili basate sugli oceani e include misure concrete per accelerare l’azione”, ha anticipato il funzionario delle Nazioni Unite.

Gli obiettivi da raggiungere

A Nizza, i delegati sperano di: promuovere un accordo globale per affrontare l’inquinamento da plastica alla fonte; rafforzare gli sforzi per proteggere il 30% degli oceani entro il 2030 e lanciare una tabella di marcia per la decarbonizzazione del trasporto marittimo; aprire la strada a un nuovo accordo internazionale sulla pesca sostenibile; incrementare i finanziamenti per le economie blu e promuovere soluzioni guidate dalle comunità.

L’ultima chance

La scelta di Nizza, come sede della Conferenza, ha un valore simbolico. Il Mediterraneo, infatti, si sta riscaldando del 20% più velocemente della media globale, rendendolo un cosiddetto “punto caldo” climatico.

Se la conferenza genererà un vero slancio dipenderà da ciò che Paesi, aziende e comunità porteranno al tavolo, sperando che l’ultima chance non vada sprecata.

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