Promossa dalle Nazioni Unite, l’edizione di quest’anno ha come tema “Wonder: Sustaining What Sustains Us” (Meravigliarsi di ciò che ci sostiene, per imparare a proteggerlo)
La Giornata Mondiale degli Oceani che si celebra domani 8 giugno, vuole proporre un cambio di prospettiva, nessun allarme, ma un invito a riconoscere il valore reale dell’ecosistema oceano.
Gli effetti benefici degli oceani
L’iniziativa vuole richiamare l’attenzione sull’importanza vitale degli oceani per il nostro pianeta.
Essi, infatti, regolano il clima, producono oltre la metà dell’ossigeno che respiriamo, assorbono anidride carbonica, proteggono le coste e offrono cibo e lavoro a più di tre miliardi di persone nel mondo.
Se gli avvertimenti non servono a invertire la rotta, la consapevolezza del ruolo che l’oceano svolge per la vita sul pianeta può essere invece il punto di partenza per un impegno più concreto. E quindi per un cambiamento reale.
Aumento senza precedenti delle temperature degli oceani
L’oceano fornisce servizi chiave come la regolazione del clima, attraverso il bilancio energetico, il ciclo del carbonio e dei nutrienti. Le emissioni di carbonio, derivanti dalle attività umane, stanno causando il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione e la perdita di ossigeno, con alcune evidenze di cambiamenti nel ciclo dei nutrienti e nella produzione primaria.
Secondo gli ultimi dati diffusi da Copernicus, il riscaldamento degli oceani nel 2024 ha portato a nuove temperature record. L’oceano è più caldo che mai, non solo in superficie, ma anche in profondità, fino ai 2000 metri superiori.
Dal 2023 al 2024, il contenuto termico oceanico (OHC) a livello globale, nella parte superiore dei 2000 metri, è aumentato di 16 zettajoule (10 21 Joule), ovvero circa 40 volte la produzione totale di elettricità mondiale nel 2023. E l’aumento della temperatura media della superficie del mare dalla fine degli anni ’50 è stato impressionante.
Il riscaldamento degli oceani sta influenzando gli organismi marini a più livelli trofici, incidendo sulla pesca con implicazioni per la produzione alimentare e le comunità umane. C’è quindi la necessità di dare risposte tempestive di mitigazione e adattamento.
Negli ultimi 12 mesi, ben 138 Paesi hanno registrato le temperature più calde di sempre. Siccità, ondate di calore, inondazioni e incendi boschivi hanno colpito, tra gli altri, Africa, Asia meridionale, Filippine, Brasile, Europa, Stati Uniti, Cile e la Grande Barriera Corallina.
Sicurezza alimentare e biodiversità sotto pressione
La tutela degli oceani è strettamente legata alla disponibilità di risorse alimentari e alla conservazione della biodiversità marina. Gli ecosistemi oceanici forniscono cibo a miliardi di persone e ospitano una parte significativa delle specie viventi del pianeta.
Il loro degrado, causato da inquinamento, pesca eccessiva e riscaldamento delle acque, mette a rischio sia la capacità degli oceani di sostenere la produzione alimentare sia l’equilibrio degli habitat naturali da cui dipende la varietà delle forme di vita marine.
Secondo il rapporto State of World Fisheries and Aquaculture 2024 della Fao, 3,2 miliardi di persone nel mondo dipendono in modo diretto dal pesce come fonte primaria di proteine animali. I prodotti ittici rappresentano il 17% delle proteine animali consumate nel mondo con punte molto più alte in alcune regioni dell’Asia e dell’Africa.
Il Living Planet Report 2024 pubblicato dal Wwf documenta una riduzione media del 73% delle popolazioni di vertebrati marini negli ultimi cinquant’anni. Inquinamento, sovrasfruttamento delle risorse e aumento delle temperature oceaniche sono le principali cause di un degrado che colpisce non solo gli equilibri ecologici, ma anche le catene di approvvigionamento alimentare.
Ad essere compromessa non è soltanto la varietà biologica, ma anche la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi e mantenere funzioni essenziali. Dati Fao indicano che il 35,4% degli stock ittici globali è oggi sfruttato oltre livelli sostenibili, una quota più che raddoppiata rispetto al 1974, quando era pari al 10%.
Il Mediterraneo è una delle aree più critiche: qui oltre il 60% degli stock è sovrasfruttato. In assenza di misure efficaci le conseguenze saranno irreparabili non solo per l’ambiente, ma anche per l’occupazione e la sicurezza alimentare di intere fasce di popolazione.
Attesa per la Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani del 2025
Portare avanti l’azione a favore degli oceani e del clima è ciò che si cercherà di fare a Nizza, in Francia, dal 9 al 13 giugno, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani del 2025.
A Nizza si punterà sull’attuazione dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 14, con tre priorità principali, per produrre un ambizioso Piano d’azione di Nizza per gli oceani.
E proprio in vista della Conferenza dell’Onu, giovedì l’Unione europea ha adottato il Patto europeo per gli Oceani, che riunisce le politiche oceaniche dell’Ue in un unico quadro di riferimento e che sarà presentato proprio a Nizza il 9 giugno dalla presidente Ursula von der Leyen.













































































































































































































