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Il Copernicus Ocean State Report 9 dipinge un quadro allarmante ma necessario per comprendere come i cambiamenti nell’oceano influenzino la vita sulla Terra

Il Copernicus Ocean State Report 9 (OSR 9), pubblicato dal Copernicus Marine Service in collaborazione con Mercator Ocean International, rappresenta uno dei principali riferimenti scientifici a livello mondiale per lo studio dello stato dell’oceano.

Redatto con il contributo di oltre 65 esperti internazionali e sottoposto a revisione indipendente, il rapporto fornisce una fotografia aggiornata, fondata su dati satellitari e osservazioni in situ, delle condizioni degli oceani globali e regionali nel 2023 e nella prima metà del 2024.

L’edizione di quest’anno non lascia spazio a dubbi: nessuna area oceanica è immune agli effetti della cosiddetta “tripla crisi planetaria”, ovvero cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento. E quando l’oceano cambia, cambia tutto: ecosistemi, economia, cultura e società.

Oceani sempre più caldi e acidi: i numeri che preoccupano

Il rapporto rivela che l’oceano globale ha raggiunto la temperatura media record di 21 °C nella primavera del 2024, mentre il contenuto di calore continua ad aumentare a un ritmo costante di 0,14 W/m² per decennio.

Alcune regioni si stanno riscaldando a una velocità ancora maggiore: l’Atlantico nord-orientale e i mari europei adiacenti registrano un aumento di +0,27 °C per decennio dal 1982, il doppio della media globale.

Le ondate di calore marine sono diventate eventi sempre più frequenti e intensi: nel 2023, una di queste ha colpito quasi tutta l’area dell’Oceano Tropicale Atlantico settentrionale, con oltre il 99% della regione interessata e picchi che hanno superato i 300 giorni consecutivi in alcune zone.

Innalzamento del mare e acidificazione: minacce concrete e crescenti

Un altro fenomeno preoccupante è l’innalzamento del livello del mare, causato dall’espansione dell’acqua dovuta al riscaldamento e dallo scioglimento dei ghiacciai. Secondo OSR 9, dal 1900 a oggi il livello del mare è cresciuto di 228 mm, raggiungendo nuovi record nel 2024. Peggio ancora, la velocità con cui sale sta accelerando: negli ultimi tre decenni l’aumento è stato del 30% più rapido rispetto ai decenni precedenti.

Parallelamente, l’acidificazione degli oceani continua ad avanzare, mettendo in pericolo specie marine fondamentali per gli equilibri ecologici. Oltre il 10% degli hotspot di biodiversità marina si stanno acidificando a un ritmo superiore alla media globale. Le aree più colpite sono anche quelle in prossimità di ecosistemi fragili come le barriere coralline.

Ecosistemi stravolti: Mediterraneo sotto pressione

Gli effetti si fanno sentire anche vicino a casa. Tra il 2022 e il 2023, il Mar Mediterraneo ha sperimentato l’ondata di calore marina più lunga mai registrata, con temperature superficiali fino a 4,3 °C sopra la norma. Le conseguenze sono state gravi: specie invasive hanno alterato gli equilibri marini, mettendo in crisi la pesca e l’acquacoltura.

Nel delta del Po, il granchio blu atlantico – aggressivo e alieno per l’ecosistema locale – ha portato al crollo della produzione di vongole, con perdite fino al 100%. In Sicilia, i vermi di fuoco barbuti hanno minacciato la biodiversità, la salute pubblica e perfino il turismo.

Un impatto che va oltre la natura: società ed economia a rischio

L’OSR 9 sottolinea che il cambiamento dell’oceano ha impatti diretti sulla società. In Europa, circa 200 milioni di persone vivono lungo le coste e molte città – anche siti UNESCO – rischiano di essere parzialmente o totalmente inondate nei prossimi secoli.

Il settore dell’economia blu – che comprende turismo, pesca e acquacoltura – è particolarmente vulnerabile. Nel 2024, ondate di calore marine estreme hanno colpito regioni in cui il 40-80% dell’occupazione dipende direttamente dal turismo costiero.

In parallelo, l’acidificazione e il riscaldamento delle acque stanno colpendo duramente le aree di produzione di acquacoltura, soprattutto nei paesi europei con alti livelli di emissioni plastiche, minacciando la sicurezza alimentare e l’economia locale.

Comprendere per agire: il ruolo del monitoraggio

Per affrontare queste sfide, il rapporto sottolinea l’importanza cruciale del monitoraggio continuo e regionale degli oceani, che deve affiancare le analisi globali. È fondamentale raccogliere e diffondere informazioni affidabili per supportare politiche ambientali efficaci e decisioni basate sull’evidenza.

In quest’ottica, OSR 9 introduce anche strumenti innovativi, come il nuovo Starfish Barometer, presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Oceano. Si tratta di un’iniziativa pensata per visualizzare il legame tra attività umana e salute dell’oceano, rendendo questi dati più accessibili anche al grande pubblico.

Una chiamata all’azione

Il messaggio del Copernicus Ocean State Report 9 è chiaro: proteggere l’oceano significa proteggere il nostro futuro. Le crisi climatiche e ambientali stanno già cambiando in profondità la vita marina e la società umana. Tuttavia, una conoscenza più approfondita e un monitoraggio accurato possono permetterci di anticipare i cambiamenti, adattarci e – dove possibile – mitigarne gli effetti.

La salute degli oceani è strettamente intrecciata con la nostra: ogni grado in più, ogni centimetro di mare che sale, ogni ecosistema perduto, ha un impatto su tutti noi. Il tempo per agire è adesso.

Lo stato dell’oceano nel 2024: il nuovo rapporto Copernicus lancia l’allarme sul futuro del mare e della società

Temperature record, ondate di calore senza precedenti, acidificazione in crescita e minacce concrete alla biodiversità marina. Il Copernicus Ocean State Report 9 dipinge un quadro allarmante ma necessario per comprendere come i cambiamenti nell’oceano influenzino la vita sulla Terra.


Il Copernicus Ocean State Report 9 (OSR 9), pubblicato dal Copernicus Marine Service in collaborazione con Mercator Ocean International, rappresenta uno dei principali riferimenti scientifici a livello mondiale per lo studio dello stato dell’oceano. Redatto con il contributo di oltre 65 esperti internazionali e sottoposto a revisione indipendente, il rapporto fornisce una fotografia aggiornata, fondata su dati satellitari e osservazioni in situ, delle condizioni degli oceani globali e regionali nel 2023 e nella prima metà del 2024.

L’edizione di quest’anno non lascia spazio a dubbi: nessuna area oceanica è immune agli effetti della cosiddetta “tripla crisi planetaria”, ovvero cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento. E quando l’oceano cambia, cambia tutto: ecosistemi, economia, cultura e società.


Oceani sempre più caldi e acidi: i numeri che preoccupano

Il rapporto rivela che l’oceano globale ha raggiunto la temperatura media record di 21 °C nella primavera del 2024, mentre il contenuto di calore continua ad aumentare a un ritmo costante di 0,14 W/m² per decennio.

Alcune regioni si stanno riscaldando a una velocità ancora maggiore: l’Atlantico nord-orientale e i mari europei adiacenti registrano un aumento di +0,27 °C per decennio dal 1982, il doppio della media globale.

Le ondate di calore marine sono diventate eventi sempre più frequenti e intensi: nel 2023, una di queste ha colpito quasi tutta l’area dell’Oceano Tropicale Atlantico settentrionale, con oltre il 99% della regione interessata e picchi che hanno superato i 300 giorni consecutivi in alcune zone.


Innalzamento del mare e acidificazione: minacce concrete e crescenti

Un altro fenomeno preoccupante è l’innalzamento del livello del mare, causato dall’espansione dell’acqua dovuta al riscaldamento e dallo scioglimento dei ghiacciai. Secondo OSR 9, dal 1900 a oggi il livello del mare è cresciuto di 228 mm, raggiungendo nuovi record nel 2024. Peggio ancora, la velocità con cui sale sta accelerando: negli ultimi tre decenni l’aumento è stato del 30% più rapido rispetto ai decenni precedenti.

Parallelamente, l’acidificazione degli oceani continua ad avanzare, mettendo in pericolo specie marine fondamentali per gli equilibri ecologici. Oltre il 10% degli hotspot di biodiversità marina si stanno acidificando a un ritmo superiore alla media globale. Le aree più colpite sono anche quelle in prossimità di ecosistemi fragili come le barriere coralline.


Ecosistemi stravolti: Mediterraneo sotto pressione

Gli effetti si fanno sentire anche vicino a casa. Tra il 2022 e il 2023, il Mar Mediterraneo ha sperimentato l’ondata di calore marina più lunga mai registrata, con temperature superficiali fino a 4,3 °C sopra la norma. Le conseguenze sono state gravi: specie invasive hanno alterato gli equilibri marini, mettendo in crisi la pesca e l’acquacoltura.

Nel delta del Po, il granchio blu atlantico – aggressivo e alieno per l’ecosistema locale – ha portato al crollo della produzione di vongole, con perdite fino al 100%. In Sicilia, i vermi di fuoco barbuti hanno minacciato la biodiversità, la salute pubblica e perfino il turismo.


Un impatto che va oltre la natura: società ed economia a rischio

L’OSR 9 sottolinea che il cambiamento dell’oceano ha impatti diretti sulla società. In Europa, circa 200 milioni di persone vivono lungo le coste e molte città – anche siti UNESCO – rischiano di essere parzialmente o totalmente inondate nei prossimi secoli.

Il settore dell’economia blu – che comprende turismo, pesca e acquacoltura – è particolarmente vulnerabile. Nel 2024, ondate di calore marine estreme hanno colpito regioni in cui il 40-80% dell’occupazione dipende direttamente dal turismo costiero.

In parallelo, l’acidificazione e il riscaldamento delle acque stanno colpendo duramente le aree di produzione di acquacoltura, soprattutto nei paesi europei con alti livelli di emissioni plastiche, minacciando la sicurezza alimentare e l’economia locale.


Comprendere per agire: il ruolo del monitoraggio

Per affrontare queste sfide, il rapporto sottolinea l’importanza cruciale del monitoraggio continuo e regionale degli oceani, che deve affiancare le analisi globali. È fondamentale raccogliere e diffondere informazioni affidabili per supportare politiche ambientali efficaci e decisioni basate sull’evidenza.

In quest’ottica, OSR 9 introduce anche strumenti innovativi, come il nuovo Starfish Barometer, presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Oceano. Si tratta di un’iniziativa pensata per visualizzare il legame tra attività umana e salute dell’oceano, rendendo questi dati più accessibili anche al grande pubblico.


Una chiamata all’azione

Il messaggio del Copernicus Ocean State Report 9 è chiaro: proteggere l’oceano significa proteggere il nostro futuro. Le crisi climatiche e ambientali stanno già cambiando in profondità la vita marina e la società umana. Tuttavia, una conoscenza più approfondita e un monitoraggio accurato possono permetterci di anticipare i cambiamenti, adattarci e – dove possibile – mitigarne gli effetti.

La salute degli oceani è strettamente intrecciata con la nostra: ogni grado in più, ogni centimetro di mare che sale, ogni ecosistema perduto, ha un impatto su tutti noi. Il tempo per agire è adesso.

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