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AGRIcoltura100: aumentano gli investimenti in sostenibilità e innovazione, ma permane forte incertezza sui rischi relativi a cambiamento climatico, andamento dell’economia e quadro geopolitico

E’ il quadro che emerge dal V Rapporto AGRIcoltura100, su iniziativa di Reale Mutua e Confagricoltura e curato da Innovation Team, società di ricerca di MBS Consulting (Gruppo Cerved), presentato a Palazzo della Valle, a Roma.

Una fase complessa

L’agricoltura italiana vive una fase complessa dovuta a molteplici fattori. Non solo il contesto geopolitico, ma anche l’evoluzione della normativa europea in una delicata fase di definizione della prossima Pac, il clima sempre più tropicale, le politiche commerciali internazionali.

In questo contesto, le aziende agricole aumentano il proprio livello di sostenibilità ad ampio raggio e confermano che la scelta in tale direzione viene premiata da risultati economici concreti.

Per Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura “I dati del V Rapporto AGRIcoltura 100 ci confermano che è cambiato il paradigma: la sostenibilità da obiettivo è diventata requisito necessario alle aziende agricole per operare sui mercati ed essere competitive. L’indagine, inoltre, ci permette di valutare le potenziali aree di miglioramento del settore primario e di affrontare le nuove sfide insieme alle nostre aziende, continuando a confrontarci con le istituzioni in modo proattivo e con lo spirito di innovazione che caratterizza da sempre la nostra azione sindacale”.

Le imprese più sostenibili sono anche le più innovative

Nonostante le criticità congiunturali, l’agricoltura italiana si conferma un settore orientato all’innovazione. Circa il 70% delle imprese intervistate ha effettuato investimenti nell’ultimo anno, non solo in tecniche e macchinari, ma in quota crescente anche in attività trasformative, infrastrutture, diversificazione e marketing.

L’83% delle aziende con alto livello di sostenibilità generale ha un elevato indice di innovazione, contro una media del 39%. Circa il 60% ha investito in cinque o più ambiti (su un totale di undici) nel solo ultimo anno, il doppio della media generale. Queste sono le imprese che ottengono i migliori risultati economici, con una produttività (misurata come fatturato per addetto) superiore del 72% rispetto a quelle con un livello iniziale o medio di sostenibilità, e una redditività (utile per addetto) quasi tripla. Inoltre, quelle più sostenibili hanno un fatturato relativo all’export oltre tre volte più elevato.

“I risultati del V Rapporto AGRIcoltura100 evidenziano un legame sempre più stretto fra innovazione e sostenibilità, che rappresenta un fattore strategico che si traduce in una maggiore competitività delle imprese – ha evidenziato Luigi D’Eramo, sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste -. Fra le sfide che si trova ad affrontare il settore primario c’è quella di produrre di più e meglio, usando al tempo stesso meno risorse, continuando ad essere sempre più protagonista di uno sviluppo sostenibile”.

Gestione del rischio: a preoccupare sono soprattutto i rischi legati agli eventi naturali

Nell’edizione 2025 viene dedicato ampio spazio al tema della gestione del rischio. Sono i rischi legati soprattutto agli eventi naturali quelli che preoccupano maggiormente le imprese agricole.

Il 73% delle imprese dichiara di aver subito danni da eventi naturali negli ultimi tre anni; di queste, la metà ha registrato danni significativi alle coltivazioni (91%), alle infrastrutture (26%), ma anche altri fenomeni come stress idrico, erosione del terreno e degradazione del suolo.

“L’agricoltura è uno dei settori più esposti ai cambiamenti climatici, ma è anche tra i più sensibili e attivi nel promuovere modelli di sviluppo sostenibili. Con AGRIcoltura100 vogliamo valorizzare le imprese agricole che investono nel futuro e rafforzare il legame tra sostenibilità, innovazione e resilienza. – ha dichiarato Luca Filippone, direttore Generale di Reale Group – Come Mutua assicuratrice, siamo convinti che accompagnare queste imprese nella gestione dei rischi e nella crescita sostenibile significhi contribuire alla tenuta e allo sviluppo dell’intero sistema Paese”.

Il 61% delle imprese ha attivato almeno un’iniziativa di difesa attiva, in primis gestendo e razionalizzando l’acqua, curando particolarmente le modalità di lavorazione del terreno, mantenendo o costruendo barriere naturali e, in talune situazioni, prevedendo sistemi di protezione, quali ad esempio impianti antibrina e reti antigrandine. Il ricorso a forme di difesa passiva, in primis le assicurazioni contro danni naturali e catastrofali, è invece ancora limitato e riguarda 1/3 delle imprese intervistate.

Ci sono poi i fattori legati al mercato: il 61% si ritiene fortemente a rischio per l’andamento dei costi di produzione, il 55% per le oscillazioni dei prezzi di vendita, il 49% per la concorrenza extra-UE.

Leggi anche: Le imprese agricole italiane protagoniste della transizione ecologica

Il Rapporto AGRIcoltura100

L’edizione 2025 del Rapporto AGRIcoltura100, oltre a fornire dati congiunturali di contesto sul settore agricolo, ha esaminato l’evoluzione dei livelli di sostenibilità delle imprese, sia in generale, sia per ciascuna area e ambito.

In essa sono presenti cinque approfondimenti tematici: occupazione e affermazione delle donne, gestione dei rischi idrogeologici, economia circolare e autosufficienza energetica, agricoltura 4.0 e TEA, benessere degli animali. E’, inoltre, inclusa un’analisi comparativa dell’agricoltura italiana in relazione al contesto europeo, che permette di evidenziarne le eccellenze e le potenziali aree di miglioramento.

Alla quinta edizione di AGRIcoltura100 hanno preso parte 3.536 imprese agricole di tutti i settori e di tutte le regioni. L’adesione è cresciuta in maniera robusta e costante nel tempo ed è duplicata rispetto alla prima edizione.

I risultati dell’indagine confermano la crescita del livello di sostenibilità dell’agricoltura italiana, misurata attraverso 288 variabili. I migliori esiti riguardano la sostenibilità ambientale (58% vs 49% nel 2020), la qualità e la sicurezza alimentare (64%, stabile), la qualità dello sviluppo (57% vs 49%).

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