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Un nuovo studio dell’Università di Mannheim e della BCE stima che ondate di calore, siccità e inondazioni abbiano già causato in Europa perdite per 43 miliardi di euro nel solo 2025. L’Italia tra i Paesi più colpiti

L’estate 2025 sarà ricordata come una delle più devastanti – non solo per le temperature record, la siccità e le piogge torrenziali, ma anche per il suo pesantissimo impatto economico.

Secondo un nuovo studio guidato da Sehrish Usman, ricercatrice dell’Università di Mannheim, con il supporto di due economisti della Banca Centrale Europea, i disastri climatici verificatisi tra giugno e agosto 2025 hanno già provocato perdite macroeconomiche per 43 miliardi di euro. Una cifra destinata a salire vertiginosamente, raggiungendo i 126 miliardi di euro entro il 2029.

Il report, dal titolo provocatorio “Dry-roasted NUTS: early estimates of the regional impact of 2025 extreme weather”, è il primo tentativo scientifico di quantificare in tempo reale le conseguenze economiche dei fenomeni meteorologici estremi sull’intera Unione Europea.

Oltre il dato assicurativo: l’impatto macroeconomico 

I numeri parlano chiaro: i 43 miliardi di euro di perdite già stimate nel 2025 superano ampiamente i danni materiali riportati nell’intero 2024 a livello UE (pari a 31 miliardi secondo Swiss Re). Ma il vero allarme dello studio sta nella metodologia: invece di basarsi solo sui danni diretti, gli autori includono l’impatto sulle filiere produttive, sulla forza lavoro e sulla capacità economica regionale.

“Questi costi emergono lentamente e agiscono in profondità – non sono solo danni fisici, ma perdite di produttività, discontinuità operative, inflazione e ritardi nei trasporti e nelle forniture”, spiega la dottoressa Usman.

L’Europa meridionale paga il prezzo più alto 

Le regioni più colpite sono quelle del Sud Europa: Spagna, Francia e Italia registrano ciascuna perdite stimate superiori a 30 miliardi di euro entro il 2029. In Italia, solo nel 2025, il danno è stato di 11,9 miliardi, destinato a crescere fino a 34,2 miliardi di euro nei prossimi quattro anni – l’1,75% del PIL nazionale.

Anche Paesi come Grecia, Portogallo, Malta e Cipro – sebbene con economie più piccole – registrano impatti percentualmente più gravi, con gravi ripercussioni sulla coesione economica dell’UE.

Caso Lombardia: Temporali e perdite record 

Lo studio si sofferma anche su casi regionali emblematici, come la Lombardia. Tra luglio e agosto, la regione è stata colpita da violenti temporali, inondazioni, smottamenti e danni infrastrutturali. Le stime parlano di una perdita di 2,5 miliardi di euro nel 2025, destinata a salire a 7,65 miliardi di euro entro il 2029, ovvero l’1,7% del valore economico regionale.

“Le aree urbane densamente popolate e industrializzate, come Milano, sono particolarmente vulnerabili”, si legge nel report. La combinazione tra caldo estremo e precipitazioni violente è il fattore più critico, poiché il terreno non riesce ad assorbire le piogge dopo periodi di siccità prolungata.

Non solo incendi e alluvioni: i costi occulti del clima 

Gli autori dello studio sottolineano che le stime potrebbero essere addirittura conservative. Non includono, ad esempio, i costi ambientali, sanitari e sociali, né gli effetti indiretti degli incendi boschivi, della grandine o della perdita di biodiversità. Né tantomeno i danni a lungo termine come la migrazione forzata interna, l’aumento delle assicurazioni o la svalutazione immobiliare in aree ad alto rischio climatico.

I costi del non fare nulla saranno enormi”, avvertono gli autori. Ogni euro risparmiato oggi potrebbe tradursi in decine di euro spesi domani in ricostruzione, assistenza e rallentamenti economici.

Cosa fare ora: l’adattamento è una necessità 

Lo studio non si limita alla diagnosi. Chiede azioni politiche immediate e coordinate: più investimenti nell’adattamento climatico, infrastrutture resilienti, sistemi di allerta precoce, protezione idrica e forestale, e una governance europea più coesa sulle politiche ambientali.

“Adattarsi al clima costa, ma non farlo costa di più, e in maniera crescente”, afferma Usman. Gli autori propongono anche una riforma del modo in cui vengono calcolate e comunicate le perdite economiche da disastro naturale: oggi troppo focalizzate sul tangibile e poco attente al sistemico.

Leggi anche: Siccità globale: aumentano costi e rischi, servono politiche efficaci per proteggere economia e salute

Verso un nuovo modello economico? 

In ultima analisi, lo studio rappresenta un appello urgente. L’economia europea è già dentro il cambiamento climatico, e ogni stagione estiva sembra confermarlo con crescente durezza. La finanza pubblica, la produttività, l’equità sociale e persino la stabilità politica potrebbero essere compromesse se non si affronta con coraggio e lungimiranza questa nuova realtà.

Il clima estremo non è un rischio futuro, è un fatto presente. E ci costa ogni giorno di più.

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