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La casa, da sempre bene primario e diritto costituzionale, oggi è tornata a essere uno dei problemi più urgenti del nostro tempo

L’accesso a un’abitazione dignitosa, sostenibile e a misura di cittadino non è più garantito per ampie fasce della popolazione, e l’Europa – Italia in testa – si trova a fronteggiare una crisi abitativa che interseca precarietà economica, desertificazione sociale e diseguaglianze crescenti.

È partito da questa constatazione l’incontro “Ri-costruire. La città come luogo di vita”, uno degli eventi centrali del Meeting di Rimini 2025, che ha messo attorno allo stesso tavolo protagonisti delle istituzioni, della finanza e dell’impresa. Tra gli ospiti: Mario Abbadessa (Hines Italy), Lucia Albano (MEF), Jacques Moscianese (Intesa Sanpaolo), Marco Osnato (Camera dei Deputati), e Irene Tinagli (Parlamento europeo), moderati dall’architetto Lorenzo Margiotta.

Un diritto da difendere, una crisi da affrontare

«Non possiamo permetterci un modello Barcellona, dove la casa è diventata inaccessibile», ha dichiarato Mario Abbadessa, senior managing director di Hines Italy, individuando tre priorità: accessibilità economica, rigenerazione urbana e contrasto alla desertificazione dei borghi.

Il dato è allarmante: «il 70% del patrimonio edilizio italiano è inefficiente e gli obiettivi europei sulla trasformazione ecologica richiedono investimenti massicci per riqualificare gli edifici e ridurre l’impatto ambientale». Intanto, interi paesi nell’entroterra – «dove le case che dieci anni fa valevano 10 oggi valgono 1» – stanno scomparendo sotto il peso dell’abbandono.

Secondo Abbadessa, la risposta non può che essere sistemica e condivisa: «Serve un tavolo permanente tra pubblico e privato. Solo una visione comune può dare risposte stabili e di lungo periodo».

Abitare è più di avere un tetto

Il tema della rigenerazione è stato ripreso anche da Lucia Albano, sottosegretario al MEF, che ha proposto una riflessione più ampia sul concetto stesso di abitare: «Non si tratta solo di avere una casa, ma di disporre di servizi, infrastrutture, spazi di socialità».

È questa la filosofia alla base del “piano dell’abitare”, un’iniziativa che punta a valorizzare il patrimonio pubblico per rigenerare interi quartieri e comunità, «Nei prossimi anni arriveremo a 50 Piani Città, con la valorizzazione del patrimonio pubblico come leva per rigenerare quartieri e comunità».

Accanto all’economia, Albano ha richiamato anche il valore educativo della bellezza: «La bellezza è educativa e genera valore sociale. Rigenerare è anche restituire dignità ai luoghi».

Milano, il paradosso del successo

Milano è oggi il simbolo di un modello urbano che, se non governato, rischia di implodere. Irene Tinagli, presidente della Commissione UE sulla crisi abitativa, ha lanciato un allarme chiaro: «una città che cresce porta con sé anche pressioni enormi, ad esempio sui prezzi delle case. Questo ha generato processi di esclusione, non per volontà, ma per disallineamento tra crescita locale e politiche sociali e salariali».

Tinagli ha puntato il dito contro la crescita incontrollata degli affitti brevi, con oltre 30.000 alloggi su Airbnb solo nel capoluogo lombardo: «Non si tratta di eliminare, ma di gestire, come fanno altre grandi città. Serve un piano diverso che distingua l’offerta turistica da quella residenziale». E per la classe media, sempre più schiacciata, ha indicato una via: «Dobbiamo dare loro più spazio e risorse, perché possono garantire housing accessibile per la classe media, che è la fascia più colpita».

Politica, scelte e libertà

Il nodo è anche politico, come ha sottolineato Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera. «Vienna investe 250 milioni l’anno in housing sociale. Anche in Italia, con la GESCAL, erano state fatte scelte simili. Poi si è deciso di non avere più una fiscalità dedicata all’edilizia sociale: sono scelte politiche, legittime, ma con conseguenze evidenti».

Osnato ha richiamato la necessità di un nuovo piano casa che parta da una priorità, la libertà dell’individuo. «Non si deve essere costretti ad andare a vivere fuori città per mancanza di alternative. Oggi i cittadini hanno contribuito con le tasse a costruire servizi nelle grandi città: devono poterci vivere, non essere spinti altrove».

La finanza sociale come leva per lo sviluppo

A chiudere il confronto è stato Jacques Moscianese, responsabile relazioni esterne di Intesa Sanpaolo, che ha sottolineato il valore del “gioco di squadra” tra pubblico e privato: «È fondamentale includere anche chi è escluso dai circuiti economici e culturali». Intesa Sanpaolo ha avviato Opere Sociali, un programma da 1,5 miliardi di euro destinato a progetti ad alto impatto sociale. «Puntiamo a sostenere progetti che abbiano effetti diretti sulla vita delle persone e sullo sviluppo urbano. Il volontariato, che qui al Meeting vediamo in azione, è un motore straordinario: va sostenuto e strutturato».

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Costruire insieme, con regole chiare

Il messaggio emerso dal Meeting è chiaro: l’emergenza abitativa non può più aspettare. Richiede una strategia condivisa, una normativa stabile, tempi certi e investimenti mirati. Ma soprattutto, serve una visione: la casa non è solo un bene economico, è lo spazio dove si gioca la dignità delle persone e il futuro delle città.

Un’idea che trova eco nel senso più profondo del Meeting stesso: una città temporanea che vive solo grazie alla collaborazione di tutti. Forse, per ripensare le nostre città, dovremmo ripartire proprio da qui.

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