- 21/10/2025
- Redazione
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I colloqui internazionali per regolare le emissioni di gas serra nel settore del trasporto marittimo si sono conclusi senza successo
L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), l’agenzia delle Nazioni Unite che sovrintende alla sicurezza e alla sostenibilità della navigazione mondiale, ha annunciato venerdì che i negoziati sono stati sospesi e che ogni decisione è stata rinviata di 12 mesi.
La sessione straordinaria del Comitato per la Protezione dell’Ambiente Marino (MEPC), tenutasi a Londra, avrebbe dovuto portare all’adozione di un nuovo “Quadro Net-Zero”, pensato per guidare il settore verso l’obiettivo delle emissioni nette zero entro il 2050. Ma le profonde divisioni tra gli Stati membri hanno impedito di raggiungere un’intesa.
Un settore chiave, ma ancora in stallo
Il trasporto marittimo è responsabile di quasi il 3% delle emissioni globali di gas serra e copre circa l’80% del commercio mondiale. Proprio per questo, molti osservatori internazionali vedevano in questo appuntamento una tappa fondamentale per imprimere una svolta nella lotta al cambiamento climatico.
La bozza di accordo sul tavolo, già approvata in linea di principio lo scorso aprile, prevedeva due strumenti principali: uno standard globale per il carburante utilizzato dalle navi e un meccanismo di fissazione del prezzo delle emissioni, una sorta di carbon pricing su scala globale. Se adottato, il provvedimento avrebbe rappresentato il primo sistema giuridicamente vincolante per ridurre le emissioni nel settore marittimo.
Scontro tra visioni: il nodo dei costi
Tra i principali ostacoli emersi durante i negoziati, c’è stata l’opposizione di alcune grandi economie, tra cui gli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da fonti stampa, Washington avrebbe espresso preoccupazioni per l’impatto economico del meccanismo di tariffazione, che potrebbe aumentare i costi del trasporto marittimo anche oltre il 10%, agendo di fatto come una “tassa sul carbonio”.
Una visione condivisa anche da altri Paesi, che temono ripercussioni sul commercio internazionale, in particolare per le economie emergenti o fortemente dipendenti dalle esportazioni.
Appello al dialogo, ma prevale la delusione
Nonostante il nulla di fatto, il Segretario Generale dell’IMO, Arsenio Dominguez, ha cercato di smorzare i toni nel discorso di chiusura della sessione: “Non ci sono vincitori né vinti in questa sessione. È il momento di imparare dall’esperienza e tornare pronti a negoziare”.
Dominguez ha invitato i delegati a non festeggiare la fine dei lavori, sottolineando che “ci sono preoccupazioni che dobbiamo affrontare insieme”. Il prossimo anno sarà quindi dedicato a ricostruire la fiducia tra le parti e a cercare un terreno comune su cui rilanciare le trattative.
Meno diplomatico è stato il commento del portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, che da New York ha riportato il pensiero del Segretario Generale António Guterres. Quest’ultimo ha definito l’esito dei colloqui come “un’occasione persa per indirizzare il settore marittimo verso un percorso chiaro e credibile di decarbonizzazione”.
Si continua a lavorare, ma con cautela
In attesa della prossima sessione decisiva, prevista per l’autunno 2026, l’IMO ha annunciato che un gruppo di lavoro tecnico continuerà a riunirsi già nei prossimi giorni. Obiettivo: elaborare linee guida operative che possano preparare il terreno per un possibile accordo futuro.
Resta il fatto che il rinvio pesa come un’occasione mancata in un momento in cui la transizione ecologica del settore marittimo appare sempre più urgente — e non più rinviabile.




































































































































