
- 24/09/2025
- Luca Martino
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Scienziati, leader internazionali e dati economici smentiscono punto per punto il discorso del presidente statunitense
Il recente intervento di Donald Trump alle Nazioni Unite ha sollevato un’ondata di critiche nel mondo scientifico, politico ed economico. Con toni sprezzanti, il presidente degli Stati Uniti ha definito la crisi climatica una “truffa”, deridendo la scienza del clima e mettendo in discussione la transizione energetica globale.
Pasini (CNR): “Negare la realtà non salverà il futuro”
Tra i primi a commentare con durezza il discorso di Trump è Antonello Pasini, fisico del clima del CNR, che ha parlato di “sconcerto” e “profonda preoccupazione”: “È sconcertante e profondamente preoccupante ascoltare ancora una volta Donald Trump negare l’evidenza scientifica della crisi climatica di fronte alle Nazioni Unite. La comunità scientifica ha da tempo chiarito che non si tratta di un’opinione, ma di dati concreti e inequivocabili. Il cambiamento climatico non è un problema ideologico, ma reale, e non lo si risolve negando la realtà per consentire una narrazione di parte”.
“Per questo Italia ed Europa dovrebbero prendere nettamente le distanze da queste posizioni negazioniste e trasformare lo sconcerto in determinazione: accelerare con ancora più convinzione la transizione energetica, investire nelle rinnovabili e dare un segnale forte al mondo che il futuro non si costruisce negando la realtà, ma affrontandola con coraggio e responsabilità.”
Tubiana: “Trump nega ciò che il mondo ha già accettato”
A rafforzare la posizione della comunità scientifica è Laurence Tubiana, direttrice della European Climate Foundation e figura chiave dell’Accordo di Parigi: “Quasi tutti i governi del mondo riconoscono che il cambiamento climatico è una sfida decisiva. Le energie rinnovabili sono il pilastro della prosperità futura, non un ostacolo. Fingere il contrario è negare l’evidenza”.
Stati Uniti: boom green, crollo manifatturiero
Le affermazioni di Trump sono in netta contraddizione con i dati provenienti dagli stessi Stati Uniti. Nel 2024, il settore dell’energia pulita ha creato quasi 100.000 nuovi posti di lavoro, con una crescita oltre tre volte superiore rispetto al resto dell’economia.
Al contrario, la guerra commerciale avviata da Trump ha colpito duramente il settore manifatturiero: solo tra aprile e agosto 2025, sono andati persi 42.000 posti di lavoro.
Trump ha anche rivendicato un presunto calo dei costi energetici, ma i numeri raccontano altro: le bollette elettriche sono aumentate del 10% a livello nazionale da quando è tornato in carica.
Gli investimenti globali: record storico verso il green
Nonostante l’allarmismo trumpiano, gli investimenti mondiali raccontano una realtà ben diversa: oltre 470 miliardi di dollari sono stati destinati nel 2025 a progetti di energia pulita, un aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
Tre quarti di questi fondi sono stati destinati allo sviluppo delle reti e dei sistemi di trasmissione, segnando un impegno concreto e su larga scala.
Il caso Mare del Nord: trivelle inutili
Nel suo discorso, Trump ha invitato il Regno Unito a espandere le trivellazioni nel Mare del Nord, sostenendo che “ci sono ancora enormi riserve di petrolio”.
Ma le cifre lo smentiscono: le cinque nuove scoperte recenti ammontano a 74 milioni di barili, sufficienti a coprire solo tre settimane di domanda petrolifera del Regno Unito. Un rendimento minimo a fronte di rischi ambientali significativi.
La Cina corre: emissioni in calo e obiettivi anticipati
Mentre Trump nega, la Cina accelera. Nel solo 2024 ha installato 357 GW di energia eolica e solare, superando con sei anni di anticipo l’obiettivo fissato per il 2030.
Nel primo trimestre del 2025, le emissioni di CO₂ nel paese sono diminuite dell’1,6% su base annua, grazie alla spinta delle energie rinnovabili, nonostante la crescente domanda energetica. Ad oggi, la metà dell’eolico offshore globale si trova in Cina.
Energie rinnovabili: più economiche e diffuse
Secondo l’International Energy Agency, il 96% delle nuove fonti rinnovabili ha un costo inferiore rispetto a carbone e gas. Inoltre, il 75% dei nuovi impianti eolici e solari è già più conveniente rispetto agli impianti fossili esistenti. L’energia solare, in particolare, è più economica del 41% rispetto ai combustibili fossili.
2024 l’anno più caldo
Trump ha ironizzato sulla scienza climatica, sostenendo che “prima si parlava di raffreddamento globale… poi riscaldamento… ora si raffredda di nuovo”. Ma anche qui i dati parlano chiaro: Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, e solo negli Stati Uniti si sono verificati 27 disastri naturali da miliardi di dollari (NOAA).
L’impronta di carbonio? Mezza verità
Infine, Trump ha bollato il concetto di “impronta di carbonio” come una bufala. In parte, sorprendentemente, ha ragione: fu British Petroleum a lanciare il termine nei primi anni 2000, spostando l’attenzione dalle grandi aziende ai singoli individui. Una strategia di marketing, non un errore scientifico, che ha comunque avuto effetti reali sulla percezione pubblica delle responsabilità climatiche.
Il discorso di Trump alle Nazioni Unite ha riacceso un dibattito che la comunità scientifica considera ormai chiuso da anni: il cambiamento climatico è reale, urgente e risolvibile solo con una transizione energetica rapida e globale.
Negare la realtà, oggi, significa non solo ignorare i dati, ma anche ostacolare lo sviluppo economico e la sicurezza ambientale di intere generazioni.