- 21/06/2025
- Redazione
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La Commissione Ue intende ritirare la proposta di direttiva sulle dichiarazioni ambientali, nota come “Green Claims”, un testo che mirava a combattere il greenwashing
A confermare la notizia un portavoce dell’esecutivo comunitario durante il consueto briefing con la stampa. “Non siamo, al momento, nella posizione di rivelarvi ulteriori informazioni. C’è l’intenzione di ritirare la proposta. Cercheremo di capire come portare avanti le cose e vi invitiamo a pazientare con noi”, ha affermato Stefan de Keersmaecker nell’incontro con la stampa.
Non vi è stata, dunque, nessuna spiegazione ufficiale a corollario ma una buona dose di imbarazzo che poco dopo, ha generato una parziale smentita da parte di fonti della Commissione europea. “Non è ancora stata presa alcuna decisione definitiva – ha spiegato un alto funzionario -, ma solo l’intenzione di “informare i colegislatori che potremmo prendere in considerazione il ritiro, dare loro un preavviso”.
La richiesta di ritiro da parte di Popolari e Conservatori
L’annuncio è arrivato due giorni dopo la richiesta pervenuta alla Commissione da Popolari e Conservatori.
Una lettera resa nota dal magazine Euractive, in cui il Partito popolare europeo si scaglia contro il provvedimento, chiedeva alla Commissaria Ue all’Ambiente Jessika Roswall, di sospendere l’iter legislativo della direttiva.
“Con l’avvicinarsi del trilogo conclusivo e il delinearsi più chiaro dell’accordo finale, è posizione attentamente valutata del Gruppo PPE che non sosterremo alcun esito del trilogo” recita la missiva che lancia l’allarme sulla Green Claims, che rischierebbe di “ostacolare indebitamente la comunicazione sulla sostenibilità attraverso procedure eccessivamente complesse, onerose dal punto di vista amministrativo e costose”.
La direttiva, proposta nel marzo del 2023 dalla prima commissione von der Leyen, è da mesi approdata ai triloghi (i negoziati interistituzionali, l’ultimo passaggio prima del via libera finale). Il terzo trilogo è previsto tra pochi giorni, il 23 giugno.
Ma cosa stabilisce la direttiva?
La direttiva stabilisce requisiti minimi per la fondatezza, la comunicazione e la verifica delle dichiarazioni ambientali esplicite. E’ specificamente rivolta alle dichiarazioni ambientali esplicite (testo scritto o orale) e alle etichette ambientali che le aziende utilizzano volontariamente quando commercializzano la loro ecosostenibilità e che coprono gli impatti ambientali, gli aspetti o le prestazioni di un prodotto o di un commerciante.
L’approccio generale traccia una distinzione tra dichiarazioni ambientali esplicite ed etichette ambientali, al fine di specificare chiaramente gli obblighi applicabili a ciascuna, inclusi i requisiti applicabili a entrambe. Le aziende dovrebbero utilizzare criteri chiari e le più recenti prove scientifiche per corroborare le loro dichiarazioni ed etichette.
Inoltre, secondo l’approccio generale, le dichiarazioni e le etichette ambientali dovrebbero essere chiare e facili da comprendere, con un riferimento specifico alle caratteristiche ambientali (come la durabilità, la riciclabilità o la biodiversità).
Quali conseguenze?
Il possibile ritiro della direttiva ambientale europea potrebbe avere ripercussioni profonde sia sul fronte regolamentare che su quello finanziario, con effetti che si faranno sentire soprattutto nel settore della finanza sostenibile e degli investimenti ESG. La mancanza di regole chiare e uniformi sulle dichiarazioni ambientali rischia di minare la credibilità del mercato delle informazioni green, aprendo la porta a comportamenti opportunistici e a distorsioni della concorrenza.
Per gli investitori istituzionali, questa incertezza normativa si aggiunge alle recenti tensioni politiche che circondano l’agenda climatica europea, creando un clima di instabilità che non aiuta a pianificare a lungo termine. Molti asset manager avevano accolto con favore l’avvio di questa proposta, vedendola come un passo importante per contrastare il greenwashing e garantire trasparenza nei portafogli di investimento. Ora, il suo possibile abbandono rischia di indebolire questi sforzi e di mettere a repentaglio la fiducia nel mercato delle finanze sostenibili.






















































































































